Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

23/11/24 ore

Amnistia, un provvedimento indispensabile


  • Silvio Pergameno

In sede di discussione teorica, all’adozione di un provvedimento di amnistia – oggi sollecitato a causa delle condizioni disumane in cui versano i detenuti - possono essere opposti molti argomenti, tutti validi, anche se discutibili: con l’amnistia escono di prigione i condannati e restano dentro i non condannati e forse futuri assolti, cioè i detenuti in attesa di giudizio, che rappresentano un terzo della popolazione carceraria.

 

Gli amnistiati una volta fuori tornano a commettere nuovi reati, il che è anche vero, ma non nella misura che si pensa e se in carcere sono stati abituati a lavorare e a guadagnare qualche cosa, quando escono è molto più difficile che si mettano nella condizione di tornare dentro; l’amnistia è un provvedimento di emergenza, dopo il quale, sanata sia pur provvisoriamente la questione principale, cioè il sovraffollamento delle carceri - con le ben note terribili conseguenze che esso provoca -, nessuno si occuperebbe più di giustizia, vero anche questo, per esperienza fatta.

 

Un dibattito aperto, quindi, ma che si chiude improvvisamente a causa di una spada di Damocle che pende sulla nostra testa. Entro il prossimo maggio la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo si deve pronunciare su una massa di ricorsi per il trattamento contrario ai diritti umani subito dai carcerati nelle nostre carceri e a causa del quale essi hanno adito la Corte di Strasburgo. C’è già stato il caso Torregiani: ricorso accolto con risarcimento finanziario notevolissimo.

 

Un paese non può aggiungere alla pena da scontare per la condanna subita quella vera tortura che è rappresentata dalle condizioni di vita impossibili degli stabilimenti di detenzione. Stando a quanto si legge sul Corriere, i ricorsi possono essere centinaia di migliaia, con risarcimento medio di centomila euro: ogni centomila ricorsi sono in gioco cioè dieci miliardi di euro.

 

Sarebbe certo il suicidio politico per tutte le forze politiche che non hanno voluto l’amnistia, ma il prezzo sarebbe pagato da tutti gli italiani, cacciati dalla storia per i prossimi secoli. I diritti dell’uomo sono diritti dell’uomo e il loro peso ha una portata rivoluzionaria. E gli oppositori stanno mettendo l’atomica in mano al Caimano.

 

 


Aggiungi commento