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06/12/24 ore

L'Italia e il declino, il lamento vuoto del prof. Galli Della Loggia


  • Luigi O. Rintallo

Che dire dell’editoriale di Ernesto Galli della Loggia sul «Corriere della Sera» del 20 ottobre? Tutto sembrerebbe, tranne che sia stato scritto da uno storico, visto che va a inserirsi piuttosto nelle lamentazioni sul destino dell’Italia così come le leggiamo nei testi medievali. Roba da canti sesti della Commedia, quando ancora la lezione di Machiavelli era di là da venire, con il suo invito a trattare dei fatti politici per quello che sono, senza occultarli dietro giaculatorie moralistiche.

 

L’articolo descrive il declino del Paese, della sua classe dirigente come della società civile, ma si guarda bene dall’oltrepassare la soglia dell’analisi sulle ragioni che hanno portato a questo stato di cose. E soprattutto evita accuratamente di dire che le alternative, le proposte, gli indirizzi per un percorso diverso non sono certo mancati.

 

Forse che non sono state offerte le opportunità per cambiare, ad esempio, le regole della giustizia? Prima col referendum del 1987, sulla responsabilità civile dei magistrati, e poi di recente con l’ultimo pacchetto di proposte referendarie, tenacemente occultate dagli organi di informazione e – in primis – dalla grande stampa proprietà di quella classe dirigente che Galli della Loggia mette (quanto vanamente, però?) sotto accusa.

 

E altrettanto è accaduto con le indicazioni di riforma del sistema politico, avanzate ancora una volta da parte radicale. Nel suo articolo, l’editorialista parla di un “potere vuoto”, quasi che tale potere non coincidesse con realtà ben precise e concrete. Le stesse che finanziano il giornale dove sono pubblicate le sue osservazioni, che non escono certo su un foglio clandestino di qualche movimento millenarista.

 

Ci si chiede a cosa servano interventi del genere. L’attacco alle “larghe intese” dove porta? Non sembra alla proposta di nuove elezioni, né tanto meno a formule governative che si basino su un sostegno democratico a tutti gli effetti.

 

Quindi, cosa ci si propone davvero? L’impressione – a dirla tutta – è che l’editoriale vada ad accostarsi ad altri recenti interventi, dove a lamentare la crisi morale sono gli stessi soggetti che la incarnano, con la loro storia e le loro azioni di parte.

 

 


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