Sui 5 Stelle che “riparano cose” è nata una presa per i fondelli sui social network a proposito di "Grillino medio". Quegli stessi social molto utilizzati dagli onorevoli pentastellati per diffondere fra il “popolo della rete” le proprie presunte gesta, grazie ai fondi ricavati dall’auto-decurtazione dello stipendio di parlamentare. Si tratta di un cavallo di battaglia della prima ora, molto cavalcato dal Movimento per arraffare consensi a buon mercato e coprire l’insipienza della propria azione politica (vedi per esempio la Rai).
Tuttavia, le iniziative come quella riguardante i lavori per rendere in qualche modo percorribile una strada sterrata e comunque pericolosa in Sicilia, oggetto di polemica sul populismo stradale col “rosicone” Gad Lerner, – non rientrano fra i motivi per i quali si riceve un mandato parlamentare. In sostanza, invece di far il proprio mestiere, cioè politica, la folta truppa di eletti grillini si spende da mane a sera in una sterile beneficenza, “riparando cose” o facendo da banca per il microcredito con quattro soldi, scimmiottando l'impresa del premio Nobel Yunus con scarsi risultati, vista anche l’esigua cifra a disposizione. Il tutto pubblicizzato con una patetica propaganda, attraverso comunicati da Istituto Luce del ventennio che fu.
Nulla a che vedere anche con la “beneficenza” dei radicali fatta in tempi non sospetti, nel 1997, con la distribuzione per strada dei soldi derivanti dalla legge sui rimborsi elettorali che di fatto disattese il risultato del referendum con cui si decise l’abolizione del finanziamento pubblico.
Non fu certo un’elemosina a sfondo populistico quella radicale; si trattò di un atto puramente politico, per sensibilizzare l’ opinione pubblica sulla fregatura di regime. Grillo all’epoca andava forse per teatri e palazzetti, magari a criminalizzare la rivoluzione dei Personal computer che sfasciava sul palco. Oggi si prende immeritamente, fra le tante, la paternità dell’iniziativa, grazie ai media compiacenti e approfittando di un popolo disinformato e allenato ormai a ragionare poco, oltre cha a dimenticare. Ma questa è un’altra triste storia.
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