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23/11/24 ore

Il Time di Angela Merkel


  • Antonio Marulo

In premessa va detto che sul pianeta Terra c’è penuria come non mai di leadership degne di questo nome. In quest’ottica, il premio Persona dell’anno, dato da Time ad Angela Merkel, non stupisce più di tanto; anche se il titolo scelto per l’occasione, “cancelliera del mondo libero”, a ben riflettere può suonare di questi tempi come una presa in giro; così come la motivazione – per “aver promosso e mantenuto un'Europa aperta e senza confini di fronte alla crisi economica e a quella dei profughi" – si presta a qualche beffardo sorriso, fra l’ironico e il sarcastico. 

 

Angela Merkel è infatti leader guida di una Unione sull’orlo del collasso, che ai fallimenti di natura economica unisce quello politico, per un processo che non ha mai preso forma, come conferma anche la latitanza dell’UE in quanto tale nella gestione del post-Bataclan, senza che la Germania con la sua Cancelleria abbia finalizzato la propria azione per definire un ruolo diverso e finalmente di primo piano per l'Istituzione del suddetto “mondo libero”.

 

Quanto all'accoglienza dei rifugiati dalla Siria, in barba ai trattati – decisione che è valsa la scelta del glorioso riconoscimento della Rivista – vien da dire che quanto fatto dalla Merkel può esser per certi aspetti considerato atto dovuto, pena la catastrofe nelle more di una situazione lasciata troppo tempo a marcire nelle acque del Mediterraneo, fino a quando il problema era più che altro “solo” un affare italiano” e prima che le rotte dei profughi prendessero la via terrestre della Mitteleuropa.

 

Ultima considerazione sul premio: la Cancelliera ha sbaragliato la sconcertante concorrenza del capo dei tagliagole Abu Bakr al-Baghdadi, del fenomeno da baraccone, nonché candidato alla nomination repubblicana per la Casa Bianca, Donald Trump, e del presidente dell'Iran Hassan Rohani; e ciò la dice lunga su come siamo messi, in generale, e su come si è ridotta Time, in particolare.


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