Ha tutta l’aria di essere l’ennesima paradossale eccezione che confermerebbe la presunta regola di immacolata e inviolabile buona reputazione dei grillini. Ci si riferisce al caso di ordinaria e italica illegalità, dai risvolti pure penali, che scuote il Movimento 5 Stelle nella storica roccaforte siciliana.
Come spesso ormai capita, c’è lo zampino de Le Iene, che ha fatto riemergere la grana della raccolta di firme false per le elezioni del sindaco di Palermo del 2012. L’indagine giudiziaria in questione, archiviata a suo tempo con un nulla di fatto, è stata riesumata, appunto, dopo la denuncia dei giustizieri televisivi, portando alle confessioni di alcuni diretti interessati a suffragio di quanto per altro era evidente dalle carte con le firme taroccate.
Gli amanuensi pentastellati avrebbero così architettato un maldestro escamotage, per rimediare agli errori formali nella compilazione dei moduli per la presentazione delle candidature del Movimento, sanando l’irregolarità con una bella furbata da classico partito degli “onesti”.
Il reato ipotizzato è quello previsto dall’articolo 90, comma 2, del Testo Unico 570 del 1960, che stabilisce la reclusione da due a cinque anni per «chiunque forma falsamente, in tutto o in parte, liste di elettori o di candidati od altri atti dal presente Testo Unico destinati alle operazioni elettorali, o altera uno di tali atti veri oppure sostituisce, sopprime o distrugge in tutto o in parte uno degli atti medesimi»…e per «chiunque fa uso di uno dei detti atti falsificato, alterato o sostituito…, ancorché non abbia concorso nella consumazione del fatto».
Ora, se i fatti verranno confermati, si può immaginare come sarà liquidata la faccenda da Grillo e compagnia bella. Ne abbiamo avuto innumerevoli saggi. Resta tuttavia, inchiesta a parte, il dato politico sempre più evidente, anche se non riesce a far breccia sugli affezionati elettori, sondaggi alla mano: di diverso dalla cosiddetta Casta, il Movimento nato e cresciuto sotto l’egida della Casaleggio & Associati sembra avere solo inadeguatezza, sprovvedutezza e ignoranza; per il resto, da Quarto a Roma, da Livorno a Palermo, passando per Pomezia e non solo, i vizi, evidenti o in filigrana, privati ma nascosti in pubbliche virtù, ce li ha tutti. O quasi.
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