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22/12/24 ore

Macron, l’Europa e… l’informazione


  • Silvio Pergameno

Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica Francese, ha scelto un podio elevato - e soprattutto significativo – per cominciare a mettere in atto il tratto saliente della sua campagna elettorale, durante la quale aveva ampiamente insistito sulla necessità della costruzione europea: l’Acropoli . E più esattamente la “Pnice”, il fianco del colle dove il popolo dell’antica Atene si riuniva per le deliberazioni politiche, dando vita alla più antica delle democrazie.

 

Il sette settembre scorso Macron ha tenuto un rilevante discorso al popolo greco per delineare una road map del percorso che intende proporre ai partner dell’Unione per l’avanzamento dell’integrazione del continente, chiedendone l’avviso entro la fine dell’anno, al fine poi di avviare nel primo semestre del 2018 un dibattito popolare il più ampio possibile.

 

Si è trattato di un intervento notevolmente lungo e articolato, nel quale il Presidente ha esposto le ragioni di questa iniziativa, che sembra marcare il segno della sua presidenza, soprattutto volendo parlare ai greci, il popolo che più duramente ha pagato la sua fedeltà a un’Europa che in questi ultimi dieci anni non è stata affatto fedele all’elevata visione dei padri fondatori. Questi infatti nell’immediato secondo dopoguerra proposero un avvenire comune tra popoli che dei trent’anni precedenti ne avevano trascorsi almeno un terzo a spararsi addosso e promisero un’Europa più grande e forte, lavorando in casa propria. La crisi poi non è stata solo della Grecia, è stata una crisi dell’Europa, uno scacco per l’Europa….

 

E invece, in particolare a metà dei giovani, abbiamo dato austerità e disoccupazione…anche se  con la possibilità di girare per Parigi o Berlino o da qualche altra parte.

 

Nell’ossatura il discorso di Macron è semplice e lineare nella sua tragica puntualità. Le nostre nazioni non sono più alla scala delle sfide attuali: i cambiamenti climatici, le migrazioni, il terrorismo, le potenze nucleari emergenti, le crisi economiche e finanziarie subite; non siamo al riparo della storia; la sovranità non solo nazionale, ma anche europea ci permetterà il digitale, un’economia forte in un mondo che cambia, senza dover subire la legge dei più grandi, americani e domani cinesi. E Macron propone…

 

Affrontare le prossime elezioni europee con liste trasnazionali; non ripartire meccanicamente tra le nazioni i seggi lasciati dagli inglesi. Liberare il sale della zona euro, con un vero responsabile esecutivo e un parlamento cui renda conto.

 

Consentirci una politica di prevenzione: con l’Europa potremo costruire uno sviluppo con l’Africa, il Medio e il vicino Oriente, restando fedeli ai nostri principi e ai nostri valori: una certa idea dell’umanità, del diritto, della libertà, della giustizia. Coniugando in nuove forme, responsabilità e solidarietà. Consentirci di vivere con le nostre regole e le nostre preferenze.

 

Perché la sovranità è la possibilità di scegliere e di decidere il proprio destino. Per Macron è la democrazia in Europa che rende indispensabile il salto che egli propone, anche se la proposta non ruba niente a nessuno e va a colmare un vuoto in cui siamo destinati altrimenti a precipitare.

 

Per di più – continua Macron - i popoli sono stati ignorati, laddove i referendum in Francia e Olanda nel 2005, che hanno respinto la sulla costituzione europea, e la Brexit nel 2016, la decisione degli inglesi di lasciare l’Europa, dimostrano che senza i popoli nessun avanzamento è possibile.

 

E poi il passaggio essenziale: la replica non va lasciata a coloro che detestano l’Europa, ai sovranisti, i quali, per postulare l‘uscita dall’Unione - un suicidio politico e storico - sfruttano legittime doglianze di quanti sono stati colpiti in interessi essenziali da un procedere sbagliato a livello europeo: la necessità vera, invece, è quella di avvalersi di un altro metodo per rifondare l’Europa. La road map che propongo, dice in sostanza Macron, non è un nuovo trattato negoziato di soppiatto in qualche luogo segreto, ma l’elaborazione entro la fine dell’anno da parte degli stati membri dei grandi principi alla base della destinazione verso la quale vogliamo portare l’Europa per poi dar luogo nei sei mesi successivi a un ampio dibattito diffuso sul territorio proprio al fine di coinvolgere tutti gli strati popolari in un percorso per i prossimi dieci o quindici anni. 

 

Infine la sottolineatura del dato culturale, perché la cultura è l’identità.    

 

Così il Presidente francese. Che è anche una risposta, una sfida al suo stesso paese, dove i sondaggi rivelano che la sua popolarità da oltre il 60% di mesi fa oggi è ridotta al 40. Certo giocano i problemi interni, in particolare quelli della riforma del diritto del lavoro, ma sicuramente anche la novità della proposta di Macron richiederà un impegno particolare per essere accettata da una Francia per la quale la nazione è sempre stata un ostacolo duro nel cammino verso l’Europa.

 

E infine per quanto ci riguarda, noi italiani dovremo tener conto del fatto che il grande dibattito popolare sollecitato dal Presidente Macron dovrebbe aver luogo in contemporanea con un’elezione politica nella quale i “sovranisti” nostrani nutrono molte speranze

 

L’informazione nel nostro paese è stata, comunque, ampiamente latitante e ha anche giudicato il discorso di Macron ad Atene ripetitivo rispetto a quanto aveva già detto nel corso della campagna elettorale. Niente di nuovo. Salvo il fatto che Macron non molla.

 

 


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