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24/11/24 ore

‘Ndrangheta, Mafia, Camorra… come una società democratica dovrebbe lottare contro di loro


  • Giuseppe Rippa

 

 

Le obiezioni al dottor Nicola Gratteri muovono su critiche per la sua attività di conferenziere, scrittore e altro

 

Gratteri ha piena legittimità a fare questo. 

 

Piuttosto quello che deve essere valutato è la sua produttività in relazione alla sua funzione, alla sua efficacia per la realizzazione degli obiettivi che il suo ufficio deve conseguire. In questo caso i dati parlano di vera e propria controproduttività

 

Decenni di lavoro nella lotta alla ‘Ndrangheta non hanno abbassato né ridotto la penetrazione e la forza inquinante e assassina della malavita organizzata nella Regione Calabria… I criteri di azione della sua iniziativa giudiziaria nei confronti della ‘Ndrangheta si sono rivelati - al di là dell’impegno più volte affermato - con dei risultati sostanzialmente inefficaci.

 

L’attenzione tutta concentrata nella logica della “durezza” del lavoro (che pure ci deve ovviamente essere) e su operazioni a tappeto su tutto il quadro della società calabrese, non ha fermato l’azione subdola di una mafia divenuta internazionale e non fiaccata da questo modello di intervento.

 

Sicuramente la volontà della battaglia contro la ‘Ndrangheta è posizione necessaria e dovuta da parte di ogni cittadino, tanto più ovviamente da parte di un magistrato, ma non è il compito precipuo della magistratura (a meno che la stessa non ritenga di esser investita da una funzione divina e salvifica). Il compito della stessa, nella costruzione democratica, è quello di individuare reati e metterli sotto accusa assicurando al giudice terzo il compito di comminare pene.

 

Una società è formata da una azione collettiva e associativa che deve operare per far sviluppare una cultura di legalità, di diritto, di “Stato di Diritto”. È formata poi da una azione preventiva delle forze dell’ordine che operano appunto in chiave di prevenzione. E  poi dalla giustizia che con la magistratura deve individuare reati e colpirli con pene.

 

La strana e preoccupante prospettiva di sentirsi investiti da un sentimento di paura nei confronti della magistratura è qualcosa di inquietante.

 

La magistratura è uno dei pilastri dello stato democratico. Nel momento in cui configura una traiettoria che si traduce in un sentimento di paura da parte di tutti (… tutti possono finire nel tritacarne di procedimenti a tappeto e onnicomprensivi) l’effetto è quello di vedere come una società fragile e a rischio finisce per allontanarsi dall’azione di partecipazione alla crescita individuale e collettiva e i soggetti malavitosi sono gli unici che spudoratamente sono del tutto refrattari, nella loro azione delinquenziale, al sentimento della paura.

 

La radiografia sociale di una realtà come la Calabria, regione stanca, provata e debole, ci descrive come le attività produttive e di crescita, colpite da coinvolgimenti accusatori onnicomprensivi, molto spesso dopo anni rivelatisi errati, finisce per fiaccare definitivamente il tessuto di mobilità e sviluppo sociale, lasciando campo libero - per mera sopravvivenza, opportunismo e subalternità - agli unici attori putridi della delinquenza divenuta protagonista mondiale del crimine: la ‘Ndrangheta.

 

 

(foto da LT)

 

 


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