Una costante dei commenti post-elettorali della nostra informazione è che adottano il punto di vista dei partiti in lizza, considerandoli i soli soggetti protagonisti. È accaduto anche per questo voto in Umbria ed Emilia-Romagna, per il quale è stata data una lettura dei dati che ha evidenziato essenzialmente la loro ricaduta in termini di effetti sulle varie forze politiche.
Pertanto, si è parlato soprattutto delle diatribe interne al Centrodestra e delle possibilità apertesi per il Centrosinistra di realizzare o meno il cosiddetto Campo largo. Oppure, del fatto che il successo registrato dall’opposizione al governo si doveva alla maggiore credibilità dei due candidati governatori, provenienti dall’esperienza diretta di governo sul territorio (entrambi sindaci: Michele De Pascale a Ravenna e Stefania Proietti ad Assisi).
Quasi mai l’obiettivo si sposta sugli altri soggetti protagonisti del voto, vale a dire i cittadini elettori, ai quali è dato scarso rilievo in termini di ascolto e comprensione del loro comportamento al momento della chiamata alle urne. Le due regioni, che pure si distinguevano in passato per alti livelli di senso civico dei loro abitanti, hanno visto precipitare la partecipazione al voto sotto la soglia del 50%.
Nell’arco degli ultimi cinque anni il calo è stato di oltre il 20% e non trova spiegazione tanto nella disaffezione da parte dei cittadini per le elezioni amministrative, quanto nell’impossibilità di trovare nella politica un’effettiva capacità di accogliere la domanda di partecipazione dei cittadini.
Che sia così è dimostrato proprio dal dato politico più evidente di questo voto: il sostanziale eclissarsi dei due partiti che, solo cinque anni fa, avevano calamitato molti consensi come il Movimento 5 Stelle e la Lega. Era un consenso frutto del bisogno di trovare uno sbocco alla voglia di cambiare, ma evidentemente la delusione generata dai successivi comportamenti ha allontanato gli elettori.
Il motivo va individuato nella risposta che è stata fornita, che ha privilegiato un’impostazione fondata esclusivamente sull’anti-politica e sul risentimento. Quello che oggi preoccupa è l’incapacità della politica nel suo insieme, e quindi anche dei partiti come il PD e Fratelli d’Italia che vanno costituendosi come i due soli poli aggreganti, di sganciarsi davvero da tale impostazione.
Insistere ancora nel fornire non-soluzioni e continuare a far propria la retorica dell’anti-politica, diffusa a piene mani da un’informazione asservita a poteri interessati a ridurre gli spazi di dialettica democratica, vuol dire non comprendere affatto il significato reale dell’alta percentuale di astenuti.
Non recarsi alle urne non è, infatti, da interpretare come indifferenza ma – al contrario – invia una pressante domanda di partecipazione che richiede dalla politica un’offerta opposta a quella che sinora è stata data.
(disegno da Polidemos)
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