Il caso del filosofo Alain Finkielkraut è rimbalzato alla cronaca più in riferimento alla vicenda dei gilet gialli che per le offese che l’intellettuale aveva ricevuto dai manifestanti con i giubbotti gialli e sulle quali la procura di Parigi aveva annunciato di aver aperto un'inchiesta sulle offese antisemite sotto il titolo di “offesa pubblica per origine, etnia, nazione, razza o religione”.
Qualunque ne sia stato il pretesto per parlarne è fuor di dubbio che almeno è servita a illuminare un gravissimo problema: il riproporsi in modo sempre più diffuso (e non solo a Parigi) dell’antisemitismo.
In Francia comunque sembra che lo squallido fenomeno si esprima in modo sempre più preoccupante. “Gli ebrei si sentono minacciati nelle loro case”, aveva detto appena il mese scorso Francis Kalifat, che guida le comunità ebraiche francesi”.
Racconta un corposo dossier del mensile Causeur – così come riportava Il Foglio - che “... un nuovo antisemitismo imperversa nei sobborghi francesi e spinge molti ebrei a partire”. In un anno, ci sono stati due omicidi dentro alle case degli ebrei (Sarah Halimi e Mireille Knoll, che si aggiungono ad altre dieci uccisioni).
“In dieci anni, la comunità si è dimezzata, da 800 famiglie a 400, gli ebrei fuggono dall’islamizzazione”, testimonia David Rouah, presidente della comunità di Vitry-sur-Seine. “... Quando usciamo dalla sinagoga, ci sputano, ci tirano lattine, uova, pomodori. Moto e auto ci suonano il clacson, gridando ‘Allahu Akbar’. Quando c’è un evento politico in Israele, i musulmani attaccano gli ebrei. Gli ebrei vogliono trasferirsi. Rimangono i poveri, chi non può permettersi di mettere i figli nelle scuole private o trasferirsi. Ebrei e poveri. Doppia punizione”.
“Sono spaventata per mio figlio. Non so se avrà un futuro qui». Myriam stringe in braccio il suo figlio appena nato e parla alla Cnn di una paura che non dovrebbe esserci. Può nel 2018 una ragazza ebraica residente in Europa temere per l’avvenire della sua famiglia a causa «dell’antisemitismo”? Sì, perché Miryam – scrive il settimanale online Tempi- vive con il marito in un sobborgo di Parigi e dal 2000 già 55 mila ebrei hanno lasciato la Francia per tornare in Israele.
È un antisemitismo ormai quotidiano il nuovo male che da più di un decennio colpisce gli ebrei ovunque in Francia, senza distinzioni di età, genere o classe sociale, e che si esprime, nei casi più eclatanti, in omicidi di persone solo perché ebree: in tutto dieci dal 2000 – anno dell’inizio della seconda Intifada palestinese – a oggi, sinistro bilancio che fa della Francia il Paese, fuori da Israele, in cui gli ebrei hanno pagato con la loro vita il tributo più alto all’antisemitismo.
Ma la Francia non è l’unico paese che ha rigurgiti antisemiti, anche se per la sua storia, per la sua cultura, la patria del lumi (spenti. scrive provocatoriamente qualcuno!) diventa il caso più clamoroso. Ungheria, Polonia, e altri Stati del vecchio continente sono la riprova costante di questa angosciante tendenza. Ma la violenza sul rabbino capo d'Argentina, Gabriel Davidovich, aggredito, picchiato e derubato nella sua abitazione a Buenos Aires, sua moglie legata e lui in ospedale per varie fratture e un problema al polmone sono, nel mondo, un segno terribile di questo vento malefico.
Tornado alla Francia, magrado le campagne di sensibilizzazione promosse dal governo e i tentativi di creare piani nazionali contro il razzismo e l’antisemitismo, l’ebreo francese non si sente al sicuro – aggiunge (come riporta Bet Magazine Mosaico) lo storico francese Georges Bensoussan -. “… l’impressione resta quella di non essere abbastanza protetti e di assistere a un gioco infantile dello Stato, che si mette le mani davanti agli occhi per non vedere impronte estremistiche islamiche antisemite o semplicemente per sperare di mantenere una pace sociale.
Il direttore di Agenzia Radicale Giuseppe Rippa ha conversato con il professor Andrea Yaakov Lattes, della Bar-Ilan University of Israel, su antisemitismo e Europa e anche sulle prossime elezioni in Israele.
- L’Europa e l’antisemitismo. Intervista al prof. Andrea Lattes (Agenzia Radicale Video)
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