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19/04/24 ore

Gheddafi, il suo assassino parlava francese …


  • Andrea Spinelli Barrile

 

Questa è una notizia che modifica profondamente la percezione degli scenari internazionali di geopolitica più recenti e prossimi futuri: sarebbe stato un agente segreto francese a sparare al Colonnello Gheddafi.

 

La notizia in verità aveva cominciato a circolare già nelle ore immediatamente successive all'uccisione dell'ex rais, ufficialmente ucciso con un colpo sparato dalla sua pistola d'oro per mano di un ragazzo ventenne, tratto prima a Bengasi e poi a Tripoli come il nuovo eroe nazionale.

 

Eroi permettendo, i rivoltosi libici non avrebbero avuto un ruolo rilevante sia nelle operazioni di rintraccio del Colonnello che in quelle legate alla sua sanguinaria esecuzione; esistono video che ritraggono il ritrovamento del bunker, esistono video che ritraggono il corpo di Gheddafi (vivo) schernito e dileggiato dai rivoltosi, esistono video del corpo di Gheddafi (morto) che riceve sputi e ingiurie sul cofano di un Suv: tutte immagini girate in pochi minuti eppure non esistono immagini dell'esecuzione di Gheddafi, di quell'unico colpo sparato a bruciapelo nel cranio del Colonnello, che ha spento completamente, oltre ad ogni possibile giustizia, ogni possibile verità.

 

È proprio da quell'esecuzione che bisogna partire per comprendere che cosa è successo: secondo Mahmoud Jibril, ex premier del governo transitorio, Gheddafi è stato fatto fuori da un agente segreto francese in un'operazione d'intelligence; quando Gheddafi lasciò Tripoli durante la liberazione della stessa (tra il 20 ed il 23 agosto 2011) la tesi che circolava era che si fosse nascosto nel deserto con alcuni fedelissimi per riorganizzarsi.

 

In realtà, ha spiegato al Corriere della Sera Rami El Obeidi (ex responsabile del Cnt per i rapporti con le agenzie di informazioni straniere) il rais si era nascosto a Sirte, ultima roccaforte lealista; "Qui il rais cercò di comunicare tramite il suo satellitare Iridium con una serie di fedelissimi fuggiti in Siria sotto la protezione di Bashar al Assad. Tra loro c’era anche il suo delfino per la propaganda televisiva, Yusuf Shakir".

 

Sarebbe proprio questo tentativo di mettersi in contatto con il regime siriano l'ultima mossa (sbagliata) del Colonnello: il presidente siriano avvisò della posizione di Gheddafi gli 007 francesi, ottenendo la promessa che la Francia avrebbe limitato le pressioni internazionali sulla repressione che era già in atto in Siria e che è culminata nel bagno di sangue quotidiano che si verifica ancora oggi; una promessa che vale moltissimo, quella francese: primo perché la Francia è membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu (può apporre il veto), secondo perché la promessa è stata mantenuta (la storia recente ci racconta proprio questo) e terzo perché il Presidente francese all'epoca era Nicolas Sarkozy.

 

L'ex inquilino dell'Eliseo sembra fosse continuamente minacciato da Gheddafi il quale, per scongiurare ogni tipo di intervento occidentale in Libia, minacciava a destra e a manca di rilevare i segreti dell'occidente da lui custoditi (e, ne siamo certi, ne conosceva a bizzeffe); in particolare il Colonnello minacciava di rivelare i dettagli dei suoi rapporti con Sarkozy (quelli con Berlusconi erano invece piuttosto noti) compresi i milioni di dollari spesi per sostenere la sua candidatura alle elezioni del 2007.

 

Se questa tesi si dimostrasse fondata, Sarkozy avrebbe le stesse responsabilità che ebbero Bush e Blair per la terribile guerra in Iraq, quelle di "criminali di guerra che vorrei vedere alla sbarra" come sostenuto da Marco Pannella e dall'arcivescovo Desmond Tutu più recentemente.

 

Una rivoluzione, quella libica, raccontata minuto per minuto dai media e dai social network ma che, a posteriori, potrebbe non aver fatto altro che nascondere l'ennesimo regolamento di conti internazionale.


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