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23/11/24 ore

M5S/Pd, il dilemma grillino


  • Luigi O. Rintallo

A 45 giorni dalla formazione di un Parlamento dove la maggioranza è dei partiti che si opposero al Rosatellum (Lega, M5S e Fratelli d'Italia), nessuno di loro si è impegnato per proporre una nuova legge elettorale. L'opposizione di prima era una finta?

 

Il Rosatellum ha raggiunto l'obiettivo che si erano prefissati i suoi promotori (il PD di Renzi e FI di Berlusconi), cioè impedire che dal voto uscisse una maggioranza in grado di governare. Ora il M5S potrebbe promuovere in aula, stante anche il ruolo rivestito da Fico, un provvedimento nel senso di una riforma del sistema elettorale. Non farlo significa che in realtà preferisce dedicarsi alla bassa cucina politicante, alternando veti a finte aperture. A gingillarsi con due forni, però, si finisce per scottarsi.

 

Il Pd di Renzi, per entrare in alleanza con il M5S, chiederà contropartite consistenti. Se il M5S dirà di no, vorrà dire che è più attratto dalla lotta che non dall'idea di governare per migliorare il Paese e tradirà i suoi elettori. Se dirà di sì dimostrerà che accetta di stare con chi ha varato i provvedimenti che ha sempre criticato (dal salvataggio delle banche sulla pelle dei risparmiatori al jobs act e alla disastrosa gestione degli immigrati) pur di ritagliarsi una quota di potere e tradirà lo stesso chi lo ha votato.

 

Eppure Casaleggio e Grillo dovrebbero tener conto di quanto accaduto a Renzi, che nell'arco di tre anni è passato da un consenso del 40% al 18%. Per il M5S potrebbe bastare meno per dilapidare i suoi voti.

 

 

- Pd, l'alleanza suicida intervista a Biagio de Giovanni (da Il Dubbio)

 

 


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