Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

23/11/24 ore

Salvini è “troppo forte”


  • Antonio Marulo

Matteo Salvini ricorda talvolta quel personaggio di un film di Carlo Verdone: si dà arie da duro, poi sotto sotto, con quel faccione, arrivati al dunque...

 

Talaltra si comporta come gli attaccabrighe che cercano la rissa, ma solo con lo scudo di cose o persone che gli eviti il contatto fisico. Il suo grido di battaglia è “non mollo di un millimetro”, che abbiamo imparato a conoscere quanto sia invece il segnale di ritirata strategica.

 

È successo anche in queste ore col caso Diciotti. A suo tempo il ministro degli Interni fece il gradasso, sfidando apertamente i “magistrati di sinistra”: era pronto al processo (e questo fino a qualche giorno fa), sicuro di poter incassare anche un bel dividendo elettorale. In proposito, quelli che se ne “intendono” erano concordi nel ritenere un favore al leader della Lega l'inchiesta per i suoi comportamenti da “truce”.

 

In questo modo – si diceva – arriverà al 40 per cento: ammesso che non finisca prima o poi in galera, oppure che non subisca i contraccolpi politici di una sentenza di condanna in primo grado - si saranno intanto interrogati i suoi legali, che evidentemente gli hanno consigliato di non sfidare la sorte...

 

Con la lettera inviata al Corriere della Sera, Salvini ha spiegato il cambio di direzione repentino e il perché non vuole essere più processato, pur ribadendo che lui – ovvio - “non molla”. Così facendo ha messo sotto scacco – chissà se del tutto involontariamente – l'alleato di governo, che già assaporava la possibilità di confermare la propria indole manettara, assecondando nel contempo il volere della “vittima”.

 

Ancora ieri l'altro Luigi Di Maio ribadiva la linea del M5S sul sì in Senato all'autorizzazione a procedere. Ora si è a lavoro per gestire le modalità dell'ennesimo contrordine grillino, pena la crisi di governo. Si è parlato di assunzione di responsabilità di tutto l'Esecutivo, mentre Salvini cambiava sul tema anche i modi verbali. Eravamo abituati alla prima persona singolare: io ho fatto, ho deciso, ho risolto...Ora siamo alla collegialità della prima persona plurale: abbiamo...

 

Alla fine – si può esser certi - troveranno la sfacciata soluzione e i nuovi mantra comunicativi da diffondere attraverso la tv di regime Rai-Mediaset-Sky-La7, nel frattempo occupata manu militari e ben disposta a subire un'agenda depistante che mette all'ordine del giorno solo i temi acchiappavoti.

 

Sarà così – ahinoi - almeno fino alle elezioni di maggio, prima che un governo che sgoverna comincerà a far sentire i primi reali effetti negativi. Allora la presunta invasione dal mediterraneo non basterà più. Si dovrà fare altro - ci si augura nel rispetto del gioco democratico - per non rischiare la stessa fine di Matteo Renzi.

 

 


Aggiungi commento