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01/05/24 ore

Finanziamento pubblico ai partiti, il governo ci prova col 2per mille


  • Ermes Antonucci

Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge che introduce un nuovo sistema di finanziamento della politica che si fonderà sulla contribuzione volontaria da parte dei privati e che si potrà effettuare – come spiega la nota di Palazzo Chigi – attraverso il 2 per mille e detrazioni.

 

I contribuenti potranno decidere di destinare il 2 per mille delle loro imposte ai partiti che “abbiano conseguito nell’ultima consultazione elettorale almeno un rappresentante eletto alla Camera dei deputati o al Senato della Repubblica”.

 

Il sistema di regolamentazione della contribuzione volontaria ai partiti politici prenderà avvio nel 2014, ma andrà a regime nel 2016, dato che gli italiani saranno chiamati nel 2015 a dichiarare i propri redditi relativi al 2014.

 

L’abolizione del sistema attuale di finanziamento pubblico non sarebbe dunque immediato, bensì graduale e spalmata nell’arco di 3 anni: sarà ridotto del 40% il primo anno, del 50% il secondo anno e del 60% al terzo anno, per poi essere abolito del tutto nel 2017.

 

Per quanto riguarda il sistema delle detrazioni fiscali, si prevede che le erogazioni liberali in denaro effettuate dalle persone fisiche in favore dei partiti politici, avranno dall’imposta lorda una detrazione pari a: 52% per importi compresi fra 50 euro e 5.000 euro annui, 26% per importi tra i 5.001 e i 20.000 euro.

 

Ai partiti sarà conferita una concessione gratuita di spazi (anche tv) e servizi. Secondo quanto precisato dal ministro per le Riforme Gaeteano Quagliariello in conferenza stampa, questo sistema permetterà allo Stato di “erogare servizi invece di denari”, e cioè “spazi televisivi, sedi, luoghi per tenere i congressi, esenzioni per le bollette dei telefoni e dell’elettricità”.

 

Il ddl prevede che “per ottenere i contributi volontari, i partiti politici dovranno organizzarsi secondo requisiti minimi idonei a garantire la democrazia interna” e allo stesso tempo “assicurare la trasparenza e l’accesso a tutte informazioni relative al proprio funzionamento”. Un modo – come ha spiegato lo stesso Quagliariello – “per iniziare ad applicare l’art. 49 della Costituzione”.

 

Un punto, questo sulla trasparenza, che insospettisce soprattutto il Movimento 5 Stelle. I deputati grillini in una nota hanno già annunciato “proteste clamorose” contro ciò che viene definita una “legge-truffa”. Il Movimento critica in particolar modo la parte secondo la quale “i fondi non espressamente attribuiti dai privati attraverso l’opzione del due per mille, saranno distribuiti ai partiti proporzionalmente alle somme stanziate in via esplicita”. In questo modo, secondo il M5S, il sistema sarebbe simile a quello dell’8 per mille, con il rischio che “l’importo totale a disposizione dei partiti possa addirittura aumentare”.

 

A rispondere a questa critica è stato il ministro Quagliariello: “Non vogliamo far rientrare dalla finestra quello che esce dalla porta. Un tetto ai contributi c’è: 61 milioni di euro di tetto massimo, se tutti dessero delle opzioni”. Inoltre – ha aggiunto Quagliariello – “il cittadino potrà decidere se assegnare questa cifra al suo partito o assegnarlo allo Stato”.

 

Quindi “non funzionerà mai come nel caso dell’8 per mille perché la quota inespressa sarà ripartita secondo le opzioni, e se i cittadini decidono che per il 90% i soldi vanno allo Stato, anche il resto andrà al 90% allo Stato e solo il 10% ai partiti”.


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