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23/12/24 ore

Esteri, Mogherini chi?


  • Ermes Antonucci

L'esclusione di Emma Bonino dal nuovo governo targato Renzi ha sorpreso non solo l'ambiente radicale, ma un po' tutti, sia per l'esperienza e il prestigio internazionale che l'ormai ex ministro degli Esteri può vantare, sia per il trasversale apprezzamento manifestato nei sondaggi dagli italiani per il lavoro da lei svolto in questi mesi alla Farnesina (dal caso marò alla crisi siriana).

 

Messo da parte l’inevitabile smarrimento, comunque, appare utile ora concentrarsi sulla sostituta della leader radicale: Federica Mogherini. Il profilo della nuova titolare della Farnesina risulta essere certamente di tutt’altro spessore ed esperienza del suo predecessore.

 

Mogherini, 41 anni, è diventata deputata del Pd nel 2008 dopo essersi fatta le ossa nella Sinistra giovanile ed aver fatto il suo ingresso nella direzione nazionale dei Ds diventando responsabile delle Relazioni Internazionali. La deputata democratica – recita il suo curriculum online – “ha seguito in particolare i dossier relativi all’Iraq, l’Afghanistan e il processo di pace in Medio Oriente”.

 

A parte queste scarne informazioni, ben poche notizie si hanno sul lavoro svolto finora da Mogherini in Parlamento, dove negli ultimi anni di certo non si è segnalata per particolari iniziative. L’ultima dichiarazione del nuovo ministro riportata sui giornali riguarda la crisi ucraina, per la quale la responsabile del Pd si è limitata ad auspicare la fine delle violenze e un confronto tra Europa e Russia.

 

Il modesto profilo politico e professionale della più giovane responsabile della Farnesina nella storia della Repubblica lascia alquanto perplessi gli osservatori politici, soprattutto se si pensa che toccherà a Mogherini ereditare la scottante vicenda dei due marò bloccati in India (cui Bonino ha profuso notevole impegno, lodato in maniera bipartisan), e, ancor più importante, gestire il semestre italiano di presidenza del Consiglio Ue dal prossimo primo luglio.

 

La speranza, insomma, data l’inesperienza di Mogherini, è quella di non essere davanti ad un’altra Madia (la responsabile lavoro di Renzi che, appena nominata, sbagliò l’indirizzo del proprio ministero di competenza, recandosi da Zanonato, ministro dello Sviluppo Economico). Per i più maligni, una cosa in comune tra le due figure emergenti del Pd già c’è, vale a dire l’opportunismo da politici di lungo corso.

 

La prima – Madia (ora nominata ministro della Semplificazione e della P.a.) – ha risalito ogni genere di corrente del Pd, diventando veltroniana, poi dalemiana, lettiana, bersaniana e infine renziana; la seconda – Mogherini – fino a un anno fa si scagliava contro Renzi, accusandolo di avere una conoscenza in tema di politica estera da terza elementare, definendolo “uomo del passato più che del futuro”, rimproverandolo di “recitare” piuttosto che “ragionare”, per poi avere nel dicembre scorso un’improvvisa illuminazione sul nuovo segretario democratico appena eletto: “Mi fido di te, @MatteoRenzi”. Fiducia “ricompensata”.


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