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23/12/24 ore

25 maggio: un voto per l’Europa e per l’Italia


  • Silvio Pergameno

Queste elezioni europee sono automaticamente destinate a contenere un doppio significato: un’approvazione o disapprovazione, sia per la presenza del nostro paese (come, rispettivamente, per ciascuno degli altri) nell’Unione Europea e sia per il governo presentemente in carica.

 

La campagna elettorale in Italia si è svolta con esclusivo riferimento al secondo aspetto, ma il primo resta ineliminabile in quanto l’attuale schieramento governativo non soltanto è figlio del governo Letta e nipote del governo Monti, (cioè del’orientamento espresso dal Presidente Napolitano), ma è orientato nella tradizionale continuità della politica europeista e anzi della spinta europeista che ci ha reso nel recente passato tra i promotori del processo di integrazione.

 

Un processo che si è svolto sicuramente troppo a rilento a causa delle resistenze nazionali inglesi e francesi (queste ultime più determinanti), ma al quale è indispensabile imprimere una spinta positiva e non certo una contro-spinta verso la dissoluzione, che lascerebbe i singoli paesi abbandonati a se stessi in balia delle tempeste che agitano un mondo globalizzato e che tende a organizzarsi per vaste aree internazionali, delle quali la politica della Russia putiniana rappresenta la maggiore espressione.

 

Dopo queste elezioni l’Europa compirà un ulteriore passetto in avanti, perché è prevista l’elezione del Presidente della Commissione da parte del Parlamento, al quale egli risponderà per l’azione politica dell’Unione, sinora nelle mani del Consiglio dei Capi di stato e di governo, responsabili verso i Parlamenti nazionali. Quest’innovazione consentirà l’avvio di un carattere europeo delle politiche dell’Unione (che sinora apparivano come espressione dei singoli governi nazionali e ai singoli governi nazionali sono state attribuite) con la conseguente percezione a livello diffuso di queste politiche e l’inizio di un dibattito sulla stampa e sui media su di esse.

 

Si rafforzerà in altri termini la possibilità di stabilire al livello europeo le misure che l’Unione intende adottare nelle politiche comuni, specialmente oggi incentrate sulle misure di carattere economico e tendenti a promuovere politiche di crescita, che potranno avere riflessi sulle stesse politiche dei paesi vincolati all’euro. Si pensi anche soltanto agli sviluppi che possono venire dall’attuazione della proposta del Presidente degli Stati Uniti per la creazione di un’area di libero scambio euro-americana.

 

Il processo di integrazione europea è sgorgato dalle macerie materiale e morali delle due guerre mondiali, tragico e terrificante epilogo della perversione nazionalistica che l’innesto delle rivoluzioni liberali e socialiste nei vecchi stati europei ha registrato nel corso del secolo decimonono e i cui scellerati sviluppi sono maturati in quello successivo.

 

Liberalismo e socialismo, i portatori delle spinte verso la libertà e verso l’eguaglianza in Europa (con impeto espansivo nel resto del mondo) sono nati con un carattere internazionalista, poi progressivamente mortificato e distrutto per le responsabilità legate alla gestione delle vecchie politiche degli anciens régimes, ispirate alla potenza, alla sopraffazione reciproca, al colonialismo…

 

Dopo il 1945 i paesi europei hanno quanto meno compreso che occorreva marciare tutti uno a fianco dell’altro e stabilire rapporti sulla base non più di trattati internazionali ma creando istituzioni comuni una volta per tutte e senza prevedere possibilità di recesso. Soltanto forze politiche assolutamente sprovvedute possono blaterare in maniera inconsulta nell’ignoranza totale di questa lezione della storia.

 

E non è stato un caso se i tre presidenti di Italia, Germania e Polonia hanno congiuntamente voluto lanciare un messaggio in vista delle elezioni odierne confermando i principi fondatori dell’Unione. Sono i tre maggiori paesi nei quali l’unità e l’indipendenza nazionale sono state ispirate proprio dalla volontà di conquistare la dimensione della libertà. E nella stessa Francia la dimensione nazionale diventa veramente popolare e investe potenzialmente la generalità dei cittadini proprio con l’esplosione della domanda di libertà nel 1789, dalla quale sgorgano anche l’anelito egalitario della Convenzione e la questione sociale con la Cospirazione degli eguali di François Babeuf e Filippo Buonarroti.

 

L’unità europea che stiamo faticosamente costruendo, intesa nella sua profondità, rappresenta lo sbocco naturale della nostra storia politica e spirituale; non possiamo farne a meno.


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