È stata una fine d’anno mediaticamente complicata per Matteo Renzi, con il caso Boschi che ha guastato il cosiddetto storytelling di Palazzo Chigi. Ci sono voluti gli straordinari per riprendere il filo spezzato della retorica sul Paese che volta pagina e che #cambiaverso, su #lavoltabuona a dispetto di gufi, dei profeti di sventure e dei professionisti del piagnisteo. Il trittico prenatalizio è stato così di tutto rispetto.
Prima la visita lampo in tuta mimetica al nostro glorioso contingente in Libano, poi l’apertura della variante di valico, infine l’inaugurazione delle sei domus a Pompei: una tre giorni serrata, per mettere il cappello a fatti e situazioni pregressi, che c’entrano non molto con la stagione renziana, e “narrare” una volta ancora di un’Italia che va avanti, che si rimbocca le maniche, che ce la fa grazie al nuovo corso leopoldino…
Parafrasando la patetica canzoncina su Silvio, meno male che Renzi c’è, insomma; come in sostanza è stato poi riassunto nella consueta e-news in 15 punti, così come gli “sono venuti in mente”, nella quale si racconta la versione di Palazzo Chigi sull’anno che se ne va, mettendo le cose in fila con “un anno fa si diceva…" e, invece, ecco che il Pil e occupazione crescono, le tasse calano, le riforme elettorali e costituzionali si approvano, così come si riformano Lavoro, P.A., Giustizia, Scuola, mentre si mietono successi in Politica estera… Tutte cose - a detta del Premier più logorroico e più presente nei media della storia repubblicana - “spesso passate sotto silenzio”, ma che darebbero invece la misura del cambiamento che si vorrebbe negare.
A leggerla, il compianto protagonista dello slogan pubblicitario sull’ottomismo è il sale della vita andrebbe in brodo di giuggiole. Ma in un paese di “piagnoni pessimisti" ci vuole ben altro. In tal senso, la tradizionale conferenza stampa che chiude il 2015 proverà a fornire - fra battutine pop, urticanti leziosità verbali e ammiccamenti vari, un’ulteriore dose di buone novelle, nella speranza di risollevare il morale delle truppe del Pd e l’indice di popolarità personale in sensibile calo. Anche se, a questo punto, bisognerà forse inventarsi qualche altro straordinario annuncio, per colpire il cosiddetto immaginario collettivo che non ne può più dei comizi ovunque, con relativa solita solfa, dell’ex sindaco di Firenze.
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