La caccia alle streghe a 5 stelle, mascherata da democrazia digitale, ha prodotto la sua nuova vittima. Si tratta di Serenella Fucksia, senatrice del Movimento 5 Stelle, espulsa con l'accusa di non aver restituito parte dello stipendio da parlamentare per diversi mesi, motivazione alla quale non crede probabilmente neanche Beppe Grillo.
Si dà il caso, infatti, che poco più di una settimana fa Fucksia avesse difeso con un post su Facebook l'intervento in Aula del ministro Maria Elena Boschi sulla vicenda delle banche e del presunto conflitto d'interesse paterno: "Possiamo dire, al di là di tutto, che questo discorso merita gli applausi di tutti? O è disdicevole perché i giudizi sono categorie a priori precostituite?".
Tralasciando la seconda parte del commento (rivendicare improvvisamente giudizi non precostituiti all'interno di un movimento populista, settario e personalistico appare se non ridicolo, quantomeno ambiguo), il significato politico del messaggio di Fucksia resta, ed ha mandato su tutte le furie i vertici pentastellati.
Ecco allora che il Gran capo, dal suo Sacro blog, ha chiamato a raccolta i suoi adepti per ratificare l'espulsione di Fucksia, in realtà già decisa dall'alto. Tutto all'improvviso, nessuna discussione, nessun contraddittorio. Una democrazia plebiscitaria, come confermato anche dai numeri relativi al "voto": ad esprimersi sono stati circa 26mila iscritti (cioè circa il 20% del totale degli iscritti - 130mila - dato fieramente sbandierato da Casaleggio alcune settimane fa), e a votare contro la parlamentare ribelle è stato il 92,6% dei votanti.
La tempistica dell'espulsione, alla luce delle recenti dichiarazioni di Fucksia, risulta come detto piuttosto dubbia. E non meno contraddittoria appare anche il riferimento alla violazione del fantomatico "codice di comportamento" dei parlamentari a 5 stelle, un testo che, tra le altre cose, comprende anche il pagliaccesco divieto di accettare "l'appellativo di 'onorevole' " e l'obbligo di "optare per il termine 'cittadina' o 'cittadino'"; oppure, ancora, il divieto di partecipare ai talk show televisivi (attività ormai sdoganata ed ampiamente praticata).
E' il vertice, in altre parole, a decidere sull'esistenza o meno di violazioni, a prescindere da qualsiasi norma scritta. I fedeli, poi, ratificano, nella convinzione che lo strumento utilizzato - internet - contenga in sé una sorta di potenziale democratico tout court. Non è così, e i fatti (che da tempo riportiamo ed analizziamo su questo sito) lo dimostrano. Nel Movimento 5 Stelle è connaturato un vulnus democratico che nessuno strumento, a dispetto delle farneticazioni futuristiche alla Casaleggio, potrà mai eliminare.
- Cinque Stelle, epurazione continua? di Pierluigi Battista (da Corriere della Sera 29 dicembre 2015)
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