Sembra tutto già visto o quasi. Il rito si ripete e si consuma, nel senso più proprio del termine. Anche i luoghi dei misfatti più o meno si ripetono: Napoli su tutti, a seguire Roma. E la casistica negli anni è variegata: brogli, irregolarità, cinesi insospettabili e rom sospetti, voti gonfiati e voti comprati per tre denari-tre: miserabile rappresentazione, quest’ultima, della miseria a cui è giunta la politica italiana, che una realtà complicata e complessa come quella napoletana non manca mai di far emergere mirabilmente come un bubbone sintomatico della malattia che ha colpito l’intero organismo.
Su queste pagine spesso si è intervenuti – anche in tempi non sospetti - per esprimere dubbi e perplessità sul sistema di selezione della classe dirigente mutuato maldestramente dall’America, e questo a prescindere dagli scandali veri o presunti che le cronache ci consegnano. Ribadire ora il concetto può risultare noioso per chi ci segue assiduamente, oltre che sterile in assoluto.
Più efficace e rivelatrice dello stato dell’arte appare invece l’immancabile zuffa nel Pd a cui si assiste in queste ore: Bassolino che parla di mercimonio e fa ricorso, e poi, chissà, il ricorso sul ricorso; i garanti che sbattono la porta della Commissione che non garantisce di essere garante; i vertici nazionali – Orfini in testa in qualità di “capo fazione” - che vengono accusati di aver preconfezionato il verdetto della Commissione garante; Bersani che vuole un “caso nazionale”; Gianni Cuperlo, (in politichese spinto e per certi aspetti urticante) che “rispetta gli organi di garanzia del partito, ma di fronte all'esito della vicenda di Napoli, con il respingimento del ricorso, si pone un tema che è la necessità di superare la giurisprudenza domestica, che viene esercitata in una logica di partito locale laddove i membri sono espressione delle correnti da giudicare"...
Intanto, la vincitrice delle primarie di Napoli, Valeria Valente, cerca legittimità su Facebook e scrive di #primarie quale “bene prezioso”…, di #partecipazione quale “miglior antidoto per affrontare la crisi della democrazia”…, di #trasparenza e #determinazione, “poiché il risultato delle primarie non appartiene solo al vincitore, ma a tutti i cittadini che hanno scelto di dare il proprio contributo”; per poi chiosare enfaticamente: “Domenica è stata una festa della #democrazia”. Bontà sua.
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