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23/11/24 ore

Roma mammona


  • Antonio Marulo

Uno spettacolo niente male ci è offerto in queste ore dal centrodestra, a margine della vexata quaestio se una donna possa essere al tempo stesso mamma e sindaco di una città alla sbando come Roma. Tutto nasce dalle “premure” maldestramente paternalistiche di Guido Bertolaso, che ha invitato Giorgia Meloni a dedicarsi anima e core al bimbo in arrivo, piuttosto che imbarcarsi nell’avventura onerosa della corsa al Campidoglio.

 

Alla puntuale levata di scudi politically correct, intrisa di retorica da 8 marzo, che ha messo d’accordo tutte le eroine politiche del nostro tempo, è seguita la reazione stizzita della diretta interessata: perché se ti senti dire cosa “devi” fare, si può anche decidere per ripicca di tornare sui tuoi passi e intraprendere la strada che ritenevi fino a poche ore prima “non giusta”, in quanto non compatibile con una gravidanza.

 

Ci potremmo così trovare di fronte alla tragicomica moltiplicazione dei candidati di centrodestra, con la pasionaria esponente della destra sociale romana opposta a colui a cui aveva garantito “l’appoggio deciso” insieme con tutti i Fratelli d’Italia, fermo restando il fiero cipiglio del redivivo Storace.

 

All’ipotesi è parso subito entusiasta Matteo Salvini, che da bertolasiano convinto, ha prima preso timide distante, poi ha deciso di negare, ammesso che conti qualcosa al di sotto della linea gotica, l’appoggio all’ex Commissario straordinario.

 

Questi, dal canto suo, ha fatto sapere che "se Giorgia Meloni si candida in nome e per conto di tutto il centrodestra”, tirerà “le conclusioni di questa sua decisione". Ma Berlusconi ha rassicurato, convinto anch’egli che Meloni debba fare la mamma, che il suo candidato resta Bertolaso.

 

Avanti così, che di questo passo si avvererà la "profezia" della grillina Paola Taverna sul complotto per far vincere i 5Stelle.

 

 


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