Agenzia Radicale è spesso intervenuta sull’argomento, soprattutto attraverso i contributi in Stile libero di Gerardo Mazziotti, che ne ha fatto una battaglia personale di denuncia e di proposta su quelli che poi sono diventati 21 anni di occasioni perdute, di chiacchiere e promesse al vento, di cattiva gestione e di fallimenti della politiche di risanamento dell’area di Bagnoli a Napoli, dopo la dismissione dell’impianto siderurgico Italsider.
I responsabili politici hanno nome e cognome, si sono avvicendati alla guida della città e hanno tenuto in mano le leve del potere per un lungo periodo: dal redivivo Bassolino fino al sindaco uscente Luigi de Magistris. Quest’ultimo, a sentirlo nell’ultima versione barricadera, si muove come un marziano vittima incolpevole del sistema, pur non mancando a suo carico qualche responsabilità, se non altro nello stallo della sua gestione, a dispetto della rivoluzione arancione annunciata al suo insediamento 4 anni fa.
Ma, ovviamente, nel consolidato gioco dello scaricabarile, le colpe sono solo di altri: del governo in primis, reo di non aver provveduto alla bonifica dell’area e di aver deciso il commissariamento straordinario, sul quale si è pronunciato positivamente il Tar dopo il ricorso d’ordinanza dell’ex Pm.
In un video messaggio questi ha rispolverato il meglio del suo patetico repertorio contro chi vuole mettere "le mani sulla città”. In particolare, non piace il commissario, e non piace nemmeno la cosiddetta Cabina di regia istituita per l’occasione, nella quale il sindaco teme di fare la presenza inutile mentre altri, “non eletti dal popolo”, decidono lo “scempio”.
Così de Magistris non ci sta. Non vuole arrendersi e farsi scavalcare. Ha promesso battaglia, avvertendo, con fare un po’ buffo, Matteo Renzi. Il Presidente del Consiglio dal canto suo è atteso nel capoluogo campano per dare la svolta a quella che è stata da lui stesso definita una “vergogna” (a cui il Pd partenopeo ha dato un determinante contributo). A sentire i soliti roboanti proclami per Bagnoli dovrebbe essere davvero la volta buona. C’è da augurarselo vivamente. Anche se, in piena campagna elettorale, più di un atroce dubbio ci assale.
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