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19/12/24 ore

Napolitano, un “Panorama” a tinte fosche



 Il Presidente della Repubblica è intervenuto con una nota in risposta al presunto scoop del settimanale 'Panorama' che “ricostruisce” in esclusiva e in modo quanto meno singolare i contenuti delle intercettazioni telefoniche, di cui tanto si parla da settimane, fra Napolitano e Nicola Mancino sulla cosiddetta Trattativa Stato-Mafia che darebbero conto di "giudizi e commenti taglienti su Silvio Berlusconi, Antonio Di Pietro e parte della magistratura inquirente di Palermo".

 

L’inquilino del Quirinale denuncia la “torbida manovra destabilizzante”, sostenendo la risibilità della "pretesa, da qualsiasi parte provenga, di poter 'ricattare' il Capo dello Stato". Così, "alle tante manipolazioni si aggiungono autentici falsi", facendo raggiungere alla "campagna di insinuazioni e sospetti”  un "nuovo apice".

 

"Quel che sta avvenendo – secondo il Colle - conferma l'assoluta obbiettività e correttezza della scelta compiuta dal Presidente della Repubblica di ricorrere alla Corte costituzionale a tutela non della sua persona ma delle prerogative proprie dell'istituzione".

 

Il Quirinale precisa che "il Presidente, che non ha nulla da nascondere ma valori di libertà e regole di garanzia da far valere, ha chiesto alla Corte costituzionale di pronunciarsi in termini di principio sul tema di possibili intercettazioni dirette o indirette di suoi colloqui telefonici, e ne attende serenamente la pronuncia".

 

In proposito, Antonio Ingroia, sollecitato dalle domande nel corso della presentazione di un suo libro, ha detto di non poter dire "del contenuto delle intercettazioni: né smentisco né confermo, non ne parlo", ricordando poi che sulla questione "in passato Panorama ha tirato a indovinare".

 

L’altro destinatario dei presunti giudizi non proprio lusinghieri, Antonio Di Pietro (che pure è alle prese con imbarazzanti rigurgiti di Mani Pulite), si è invece, al Tg Sky24, appellato a Napolitano: affinché “ritiri il conflitto di attribuzione che è devastante perché mette in imbarazzo la Corte che dovrebbe per forza dargli ragione, presenti un messaggio alle Camere dicendo 'risolvete la questione' e renda pubbliche le telefonate".


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