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24/12/24 ore

Il non voto di Ostia: alcuni flash sull' “effetto Raggi”



In premessa va detta una cosa forse banale: alla fine, il risultato è quello che conta. Il M5S lo ha ottenuto, conquistando il grosso municipio di Ostia e dintorni. Dopodiché si può andare un po' più a fondo su quello che Luigi Di Maio ha troppo trionfalisticamente definito “effetto Raggi”.

 

I rappresentanti della Casaleggio & Associati hanno perso infatti una barca di voti reali rispetto alle comunali di un anno e mezzo fa e nell'astensione si può paradossalmente trovare la vera chiave di una vittoria che, al netto delle peculiarità territoriali, ci consente una serie di considerazioni in proiezione nazionale.

 

A partire dalla conferma che il partito della protesta riesce a intercettare sempre meno la protesta, che a sua volta si traduce in ulteriore non voto. Questo al ballottaggio nel municipio romano si è attestato grossomodo sui livelli molto alti del primo turno, più precisamente poco al di sopra. Per cui, il relativo risultato 60 a 40 per cento ci dice alcune altre cose.

 

In primis, che i 5Stelle possono contare comunque su uno zoccolo duro fedele e compatto che vota e li vota nonostante tutto. A questo si sono aggiunti per l'occasione una parte di voti degli elettori di sinistra e una parte di quelli di Casapound.

 

Da ciò si evince che i votanti di sinistra hanno preferito i 5 Stelle piuttosto che far vincere la destra, ma che anche quelli di estrema destra hanno votato contro i loro nemici più vicini (come probabilmente avrebbero fatto a parti invertite molti elettori di estrema sinistra, se ci fosse stato il candidato del Pd). Ciò conferma che il doppio turno è in questa stagione il sistema ad hoc per un MoVimento che sempre gode tra i due litiganti di turno.

 

In tal senso, l'Italicum sarebbe stato perfetto per portare Luigi Di Maio a Palazzo Chigi. Ma col Rosatellum, che mai ci si sarebbe augurato di ringraziare, sarà con ogni probabilità tutta un'altra... (red.)

 

 


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