24/12/24 ore

Pd, quanto pesa a Bersani "rottamare" D'Alema



Per carità, non chiamatela rottamazione. Si tratta piuttosto di rinnovamento; e a quello bisogna lavorare tutti assieme. Così Pierlugi Bersani cerca di mettere un argine al fiume di polemiche intorno alla ricandidabilità o meno alle prossime elezioni di Massimo D’Alema.

 

Sulle prime era parso che il segretario del Pd avesse tentato di scrollarsi di dosso il fardello con una sorta di avviso di rottamazione ("Non chiedo né a D'Alema né a nessuno di ricandidarsi perché non nomino io i deputati").

 

Poi è giunta la correzione di rotta: "ho letto che scaricherei o caccerei qualcuno, ma nell'Italia che ho in mente io i deputati non li nomina né Bersani, né Berlusconi, né Renzi. Io D' Alema lo conosco bene, e dico che contro il concetto di rottamazione combatterà fino alla morte. Per quel che riguarda il concetto di rinnovamento, ci lavoreremo tutti assieme".

 

Dal canto suo, il leader Massimo non è tipo che si lascia facilmente maltrattare e, a chi crede che “ormai sia un cane morto, in termini di consensi reali, nel partito e nel Paese”, dice che “se ne accorgerà” dell’errore. Proprio forse ciò che teme anche Bersani, che pur deve la sua carica attuale nel Pd all’appoggio e al potere dentro al partito del compagno D’Alema.

 

Resta ovviamente da capire quanto la cosa possa essere ancora valida e confermata oggi alla “luce del sole” delle Primarie. C’è chi già paventa l’ipotesi che il presidente del Copasir, messo alle strette, decida di ostacolare il percorso già accidentato del suo fin qui cavallo di battaglia, favorendo sotto sotto la candidatura dell’odiato rottamatore fiorentino. Il tutto, chissà, affinché si avveri  la fine sostanziale del Pd, così come prospettata qualche settimana fa nel programma di Lilli Gruber Otto e mezzo in caso di vittoria di Renzi.

 

Del resto, è pur vero, come ci ricorda nel suo blog Luca Sofri, che Massimo D’Alema al Partito democratico non ha mai creduto davvero! (A.M.)


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