L’analisi che da tempo portiamo avanti rispetto alla struttura palesemente corporativa dello stato italiano, all’equilibrio immobile derivato dalla conservazione degli spazi di potere passivi e parassitari, ed al conseguente uso assolutamente improprio ed eterodiretto delle istituzioni “democratiche” come dei mezzi di informazione ha un riscontro chiassoso e omnipervasivo rispetto agli eventi che si susseguono sul palcoscenico di quel teatro dell’assurdo che ci ostiniamo a chiamare repubblica; una riprova difficilmente discutibile la si trova se si fa riferimento alla pluririmandata discussione dell’ultimo Messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica sulla questione giustizia. di Roberto Granese
L'Italia non è un Paese per onesti. E' quanto si evince dal primo rapporto sulla corruzione nell'Ue, presentato a Bruxelles dalla Commissaria agli affari interni, Cecilia Malmstrom. A livello europeo, chiariscono i numeri, il totale dei costi diretti della corruzione ammonta a 120 miliardi, un costo di cui il nostro Paese può 'vantare' la metà esatta: 60 miliardi di euro ogni anno, pari a circa il 4% del Pil.
Il neosegretario democratico, che tanto si era infervorato nel chiedere a suo tempo le dimissioni del ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, coinvolta nel discusso quanto fumoso affaire Ligresti, questa volta ha deciso di indossare, di fronte al caso Faraone, la maschera del politico garantista, rifugiandosi in un silenzio tombale. di Ermes Antonucci
E’ già stata archiviata trionfalmente come l’ennesima prova di democrazia diretta. Ma, a ben vedere, la votazione avvenuta sul blog di Beppe Grillo tra gli iscritti al suo M5S circa l’abrogazione del reato di clandestinità, non ha fatto altro che confermare tutti i limiti insiti in una concezione della democrazia alquanto distorta. di Ermes Antonucci
Sono anni che i vizi da Malebolge insiti dal Trecento nell’antropologia culturale del popolo italiano tendono a creare una fame spasmodica, prontamente saziata dai media, nei confronti di polemiche, polemicucce, scismi, spaccature, critiche unilaterali e ricerca del vizio di fondo che unifica nel comune destino di ruffiani, adulatori, ipocriti, ladri, seminatori di discordia e falsari un po’ tutti, dal vicino di pianerottolo, al Cardinale o al Presidente della Repubblica; se poi si può far leva sul lato “umano” di personaggi che della loro “rigida” condotta fanno una bandiera, il gossip dell’inciucio all’italiana è soddisfatto pienamente. di Roberto Granese
Matteo Renzi sta facendo di tutto per mostrarsi diverso e nuovo. Tuttora manda a dire che il cambio dei ministri (come da manuale Cencelli e secondo i nuovi equilibri di potere) non interessa e "non è all’ordine del giorno". Non sarebbe quindi una questione di nomi, piuttosto di fatti che mancano. Sarà vero? di Antonio Marulo
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