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22/11/24 ore

Mentana, intervista a Grillo in ginocchio


  • Ermes Antonucci

Intervistato da un più che mai accomodante Enrico Mentana (e menomale che il suo programma si chiama "Bersaglio mobile"), Beppe Grillo si è lasciato andare al solito fiume di contraddizioni, in pieno clima da campagna elettorale europea.

 

Dopo aver lanciato bordate contro l’euro e Bruxelles – salvo poi invocare un "libero" referendum degli italiani sul tema – e dopo aver sostenuto in maniera quasi filoberlusconiana che in realtà "in Italia non c’è crisi", Grillo ha sostenuto di avere le prove di un complotto contro il governo guidato da Pier Luigi Bersani. "E' stato mandato al massacro dai suoi – ha detto il leader del M5S –, perché dietro c’era già un piano. L’ambasciatore inglese ci invita a pranzo, a me e Casaleggio. Arrivo e scopro che al piano di sopra c’era Enrico Letta che mi aspettava. Questo un mese prima di Gargamella (il nomignolo che Grillo ha dato a Bersani ndr), quindii giochi erano già fatti, era tutto già deciso".

 

Nonostante l’ambasciata inglese abbia già smentito le parole di Grillo (sostenendo che l’incontro con Letta fosse programmato da lungo tempo e mai, comunque, Grillo fu invitato ad unirsi), occorre osservare che, se si seguisse la logica dell’ex comico genovese (e cioè che le ambasciate straniere più importanti anticipino con propri colloqui i futuri cambi di governo in Italia), lo stesso Movimento 5 Stelle non sarebbe immune da possibili ricostruzioni complottiste.

 

Dimentica infatti Grillo, oltre che di spiegare i motivi per cui l’ambasciatore inglese lo avrebbe convocato per conversare con Letta, che fu proprio lui ad essere oggetto in passato di notevoli apprezzamenti da parte di un’ambasciata di non poco conto, cioè quella americana. Prima nel 2008, con Ronald Spogli ("Bene informato, competente sulla tecnologia, provocatorio e grande intrattenitore, Grillo è unico, una voce solitaria nel panorama politico italiano"), poi nel 2013, dopo il trionfo alle politiche, con il successore di Spogli, David Thorne, che invitò un gruppo di studenti a "prendere in mano il Paese e agire, come il M5S, per le riforme e il cambiamento".

 

Ma non è solo nel complottismo che emergono le ambiguità di Grillo. Lanciando la sfida alle elezioni europee, al grido di "strappiamo il fiscal compact" e "non paghiamo il debito pubblico", il leader del M5S ha annunciato una nuova consultazione online per la formazione delle liste. Con una novità, però, importante: dato che l’assenza del vincolo di mandato "è la più grande stronzata della Costituzione" (ma come, questa non era la più bella del mondo?), Grillo ha anticipato di voler far sottoscrivere ai candidati pentastellati "privatamente e davanti a un notaio" un vincolo. Se non lo rispetteranno "dovranno pagare una multa di 250mila euro".

 

Si è chiaramente di fronte all’apoteosi di un qualunquismo di carattere antidemocratico. Pensare che gli elettori possano infatti determinare ogni decisione dei propri rappresentanti è, oltre che evidentemente insensato per la sua irrealizzabilità, incompatibile con ogni forma di meccanismo democratico moderno. L’introduzione di un rapporto di rappresentanza di tipo privatistico costituirebbe non solo una pratica più volte condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma – come abbiamo già segnalato in passato – anche un vero e proprio ritorno al Medioevo.

 

Sul ruolo di Gianroberto Casaleggio all’interno del movimento, infine, Grillo ha mostrato ancora una volta la sua vaghezza, alla faccia del principio di trasparenza che dovrebbe guidare la rivoluzione pentastellata. Dopo aver affermato che "Casaleggio è un organizzatore straordinario" che si occupa soprattutto della gestione della comunicazione, Grillo ha confidato che "da una vita i post li scriviamo in due, io e Casaleggio". Ma una cosa è gestire la comunicazione, un’altra è avere un ruolo centrale nella definizione delle linee politiche di un partito, scrivendo assieme al leader i post che poi vengono pubblicati sull’organo di informazione del partito stesso.

 

Stessa cosa sui presunti guadagni della società di Casaleggio nella gestione del blog. Se da un lato Grillo chiarisce che "l’anno scorso Casaleggio è andato in rosso", dall’altra nulla dice sull’entità degli introiti ricavati dal guru a 5 stelle attraverso la pubblicità sul sito e la discutibile attività di vendita di prodotti commerciali sempre sulla piattaforma online, di fatto – ripetiamo – l’organo politico centrale del movimento.

 

 


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