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18/11/24 ore

Tra curdi e jihadisti. Usa-Turchia in Siria: nulla di strategico



di Roberto Aliboni (da Affari Internazionali)

 

Nello scorcio di luglio Stati Uniti e Turchia si sono accordati per la costituzione di un’area di esclusione del sedicente Stato islamico (Is o Isis) alla frontiera turco-siriana.

 

L’area in questione è quella a strisce grigie e verdi nella cartina dell’Institute for the Study of War. Sarà lunga circa 68 miglia lungo la frontiera. Non pare ancora definita la sua profondità: si parla di circa 20 miglia. La cartina dello Isw fa l’ipotesi che arrivi a comprendere al-Bab e al- Manbij, attualmente due piazzeforti dell’Is - dalle quali perciò quest’ultimo dovrà essere sloggiato.

 

L’accordo è stato presentato dai due governi in un’ottica anti-Stato islamico. La Turchia e gli Usa assicureranno una forte copertura aerea alle forze siriane non radicali o moderate che combatteranno l’Isis sul terreno onde respingerlo e strappargli territorio.

 

Un accordo dalle motivazioni in chiaroscuro

Perché questo accordo? Gli Stati Uniti ottengono dalla Turchia l’accesso alla base aerea di Incirlik. Ciò indubbiamente allarga dalla Siria occidentale e centrale a quella nord-orientale il raggio d’azione dell’aviazione americana e della coalizione anti-Isis e quindi rafforza la lotta all’Isis.

 

Meno chiare sono le motivazioni del governo turco, che notoriamente ha come nemico numero uno Assad, non gli jihadisti, e ha sin dall’inizio guardato ai qaedisti e poi all’Isis come a un contributo oggettivamente utile alla lotta contro il regime di Damasco.

 

Ovviamente il grave attentato di Suruç attribuito all’Isis ha toccato la sicurezza interna turca, ha sollevato critiche al governo per la sua cattiva prassi filo-jihadista e ha reso necessaria una risposta. Ma dalle prime operazioni turche nella costituenda zona di sicurezza si è subito capito che l’obiettivo reale e primario dei turchi sono i curdi.

 

Per Erdoğan, l’obiettivo sono i curdi

Da una parte, il governo Erdoğan è preoccupato dai successi militari dei curdi siriani, proprio alla frontiera con la Turchia, sotto la guida del Partito di Unione Democratica (Pyd), cugino primo del Pkk.

 

Se si guarda la cartina dello Isw, si nota che la zona di sicurezza non a caso si incunea fra le due zone curde (nell’estrema punta nord-occidentale della Siria e a nord di Aleppo), onde impedire qualsiasi possibile congiungimento.

 

Dall’altra, il successo del partito curdo Chp alle recenti elezioni costringe Erdoğan a un governo di coalizione che egli non vuole: la minaccia alla sicurezza che si è manifestata a Suruç e quella che viene dalla prodezza militare curda possono essere utilmente unite per convincere la nazione di un sovrastante pericolo curdo e della necessità di una leadership nazionale forte, per rifiutare quindi ogni coalizione di governo e rifare le elezioni in un’atmosfera favorevole ai disegni di solitaria grandezza del leader turco.

 

L’incognita dell’opposizione siriana moderata

A tutto questo si deve aggiungere che non è affatto chiaro quali sarebbero le forze siriane moderate o non radicali che attuerebbero sul terreno la zona di sicurezza. Queste forze praticamente non esistono: sono state ripetutamente battute e annientate da quelle radicali nei mesi passati.

 

Solo nella zona di Deraa si è radicata una costellazione di forze con sembianze moderate. Nel resto della Siria tali forze non ci sono o sono irrilevanti. È noto che i ribelli addestrati dall’apposito programma americano in Giordania dovevano costituire una forza di 5400 uomini che si è ridotta a 54 elementi. Proprio qualche giorno fa, infine, alcuni ufficiali di questa forza minimale sembra che siano stati catturati, un po’ ignominiosamente, da Jabath al-Nusra.

 

In considerazione di queste diverse circostanze, la maggior parte dei commenti degli analisti e della stampa ritiene l’iniziativa della zone di sicurezza in alleanza con la Turchia sbagliata e dannosa dal punto di vista degli Usa.

 

L’alleanza sembra servire gli obiettivi anti-curdi, anti-Assad e di politica interna di Erdoğan e dell’Akp, obiettivi che restano diversi da quelli di Washington e che potrebbero danneggiarli. …

 

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