E' sempre più vicina la soluzione ridenominata "modello Napoli" che il Campidoglio starebbe vagliando per risolvere l'emergenza rifiuti nella Capitale: come anticipato nei giorni scorsi, il Comune avrebbe pronto un bando di gara per il trasferimento di 1200 tonnellate di rifiuti al giorno all'estero, come Napoli fa già da qualche tempo.
Il sindaco di Civitavecchia, la cittadina portuale da cui presumibilmente partirebbero le navi cariche di oro maleodorante destinazione Olanda o Germania, ha già fatto sapere che dalla suo territorio i rifiuti per l'estero "no pasaran"; polemiche aprioristiche a parte, esistono già alcune criticità legate a questo provvedimento.
La prima è che Roma, allo stato attuale, non può attuare il "modello Napoli". In base all'art. 3 del DL 370/98, che regolamenta proprio il trasporto di rifiuti transfrontaliero, i rifiuti che si decide di "esportare" non possono essere semplicemente scaricati dai camion che li raccolgono su delle chiatte e mandati alla deriva delle acque.
Dopo la raccolta i rifiuti vanno, prima di essere spediti, identificati per composizione merceologica e catalogati con il codice CER (Catalogo Europeo dei Rifiuti), pesati ed imballati precise direttive; su ogni singolo imballo va infine indicata la natura del rifiuto, la composizione e la "qualità" dello stesso; vanno inoltre indicati i recapiti di eventuali responsabili italiani da cui ottenere informazioni ed istruzioni in qualsiasi momento della spedizione e, se possibile, l'identità del produttore di rifiuti ed eventuali istruzioni di sicurezza, tutte indicazioni che andranno scritte in italiano, inglese e nella lingua del paese di destinazione.
Questa complessa operazione viene svolta dai cosiddetti impianti STIR (Stabilimento di Tritovagliatura ed Imballagio dei Rifiuti) che a Roma e provincia non esistono. Esistono tuttavia linee di TMB (Trattamento Meccanico Biologico), che sono fortemente sottoutilizzate (nel giugno scorso le linee TMB di proprietà della E Giovi Srl, società della galassia Co.La.Ri. legata a Manlio Cerroni, smaltivano solo 750 tonnellate su una produzione totale di 5000 tonnellate di rifiuti al giorno, festivi esclusi), inattive (come la stazione Ama di via di Rocca Cencia) o tecnologicamente obsoleti (come l'altro impianto Ama di via Salaria, comunque utilizzato al 30% della sua capacità).
La situazione napoletana è differente: a Giugliano, Tufino ed Acerra esistono tre impianti STIR funzionanti e che permettono l'esportazione dei rifiuti napoletani in eccesso all'estero, con costi sicuramente superiori a qualunque altra forma di smaltimento in loco. La tritovagliatura in impianti STIR non è tuttavia conforme alle norme Ue, quindi va da se' che la soluzione è comunque un rattoppo.
La soluzione che auspicherebbe il Campidoglio per ovviare il problema è quello di trasferire inizialmente i rifiuti in regioni terze per poi esportarli, con un aumento dei costi notevole e sopratutto, dato il sistema SISTRI ancora non a regime, con il rischio concreto (la Commissione Parlamentare d'inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti in tal senso è chiarissima) di mettersi in mano alle ecomafie.
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