821milioni gli affamati. Secondo l'ultimo rapporto delle Nazioni Unite, il popolo dei poveri estremi nel 2017 è ancora aumentato rispetto all'anno precedente. Su di essi, un cielo bianco che li soffoca come il soffitto di una tomba. Intanto sui prigionieri delle loro macerie ad Aleppo, in Siria, sabato 24 novembre hanno ripreso a bombardare.
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POESÌ
di Rino Mele
La povertà crocifissa
Per terrificanti sensi di colpa, i poveri si nascondono,
chiedono di non essere riconosciuti,
si confondono con il paesaggio. Hanno vergogna d'aver fame,
come gli uccisi
che mostrano pudore d'esser morti, e coloro che la violenza, ogni notte
nelle strade buie,
torna a far urlare. I poveri vorrebbero mordere
la propria carne, le mani,
mentre scendono nell'acqua gelida le scale
dove nessun pavimento li può fermare: non hanno parole
per dire il dolore, fingono di respirare. Il sonno li soffoca nella visione
di un pane,
si vedono morti, sul marmo sporco di un ospedale
dove li lavano col getto freddo dell'acqua di una pompa
e qualcuno chiede loro di asciugarsi,
con un panno che getta. Ma come facciamo
- rispondono - se siamo morti?
Gli occhi asimmetrici, il più alto è sulla fronte,
il naso che scivola all'esterno,
un cappellino schiacciato sulla testa, con un fiore azzurro che avvampa,
mentre la mano sinistra
trattiene il pianto (il titolo, "La femme qui pleure",
ne definisce il dolore). La tela di Picasso mostra un volto tagliato
in più piani, tirato
dalle tenaglie di un carnefice. La donna compostamente piange
la sua condizione,
e quella disumana della guerra
civile che copre con un lenzuolo il sangue
di un'intera città. Guernica vale Coventry, Nagasaki, Aleppo
che, distrutta nel dicembre 2016, viene ancora
bombardata, mentre la Russia
e il Governo siriano, rassicurandola che è solo
un cane della storia,
stringono una cinghia alla sua gola.
La donna di Picasso non ha mai smesso di piangere: aveva
dipinto quella tela nel 1937, quasi seicento anni dopo la rappresentazione
di un’altra donna,
inchiodata sulla croce, in alto, che di Cristo accetta
il nero dolore e il pianto,
è la povertà, di cui Dante parla nel Cielo del Sole.
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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud, ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.
- POESÌ di Rino Mele. La donna delle formiche
- POESÌ di Rino Mele. Il muro e il respiro che viene meno
- POESÌ di Rino Mele. Vortici e trombe d’aria, prove d’orchestra, della fine