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12/10/24 ore

POESÌ di Rino Mele. La povertà crocifissa



821milioni gli affamati. Secondo l'ultimo rapporto delle Nazioni Unite, il popolo dei poveri estremi nel 2017 è ancora aumentato rispetto all'anno precedente. Su di essi, un cielo bianco che li soffoca come il soffitto di una tomba. Intanto sui prigionieri delle loro macerie ad Aleppo, in Siria, sabato 24 novembre hanno ripreso a bombardare.

 

 

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POESÌ

di Rino Mele

 

 

 

La povertà crocifissa

 


Per terrificanti sensi di colpa, i poveri si nascondono,

chiedono di non essere riconosciuti,

si confondono con il paesaggio. Hanno vergogna d'aver fame,

come gli uccisi

che mostrano pudore d'esser morti, e coloro che la violenza, ogni notte

 nelle strade buie,

torna a far urlare. I poveri vorrebbero mordere

la propria carne, le mani,

mentre scendono nell'acqua gelida le scale

dove nessun pavimento li può fermare: non hanno parole

per dire il dolore, fingono di respirare. Il sonno li soffoca nella visione

di un pane,

si vedono morti, sul marmo sporco di un ospedale

dove li lavano col getto freddo dell'acqua di una pompa

e qualcuno chiede loro di asciugarsi,

con un panno che getta. Ma come facciamo

- rispondono - se siamo morti?

Gli occhi asimmetrici, il più alto è sulla fronte,

il naso che scivola all'esterno,

un cappellino schiacciato sulla testa, con un fiore azzurro che avvampa,

mentre la mano sinistra

trattiene il pianto (il titolo, "La femme qui pleure",

ne definisce il dolore). La tela di Picasso mostra un volto tagliato

in più piani, tirato

dalle tenaglie di un carnefice. La donna compostamente piange

la sua condizione,

e quella disumana della guerra

civile che copre con un lenzuolo il sangue

di un'intera città. Guernica vale Coventry, Nagasaki, Aleppo

che, distrutta nel dicembre 2016, viene ancora

bombardata, mentre la Russia

e il Governo siriano, rassicurandola che è solo

un cane della storia,

stringono una cinghia alla sua gola.

La donna di Picasso non ha mai smesso di piangere: aveva 

dipinto quella tela nel 1937, quasi seicento anni dopo la rappresentazione

di un’altra donna,

inchiodata sulla croce, in alto, che di Cristo accetta

il nero dolore e il pianto,

è la povertà, di cui Dante parla nel Cielo del Sole.

 

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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud, ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.

 


 

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