di Giulia Anzani
Dopo tre monografie - “Lolita, un mito euramericano tra romanzo e sceneggiatura”, “Carlo Alianello nella cultura italiana ed europea” e “Giovanni Papini: le opere, i temi, la poetica” - il catanese Federico Bianca esordisce con un’opera letteraria: “Riscatto”. Pubblicata da Felici Editore, si tratta di una raccolta di sedici racconti brevi dai titoli accattivanti.
Assaporandone ognuno con gusto e curiosità, il lettore si sente catapultato nei brevi ma intensi mondi costruiti dallo scrittore, grazie al sapiente e frequente uso dell’incipit in medias res. “Jim Parker ridacchiò, fissando una scena che, per un po’, lo aveva allontanato da se stesso al di là della finestra rattoppata e grigia. Una fitta più forte lo richiamò, e si allontanò”.
Così, ad esempio, inizia “Linciaggio”, il terzultimo racconto: facendo entrare a gamba tesa nelle vicende dell’ex detenuto Jim Parker, con la sua “coscienza ormai scardinata”; osservandolo con un occhio esterno e raccontandolo con voce non giudicante ma, anzi, super partes.
E con lo stesso modus operandi, mai schierato e mai di parte del narratore, il lettore è trascinato nelle storie di tutte le creature nate dalla penna di Federico Bianca. I suoi personaggi sono fotografati in momenti estremamente specifici della loro vita, e solo in quel breve passaggio ci è concesso vedere ed esplorare le atrocità da loro commesse, osservandoli come dal buco della serratura col timore di essere visti.
“Sono storie di precipizio, di discese infernali, di delirio del male. Sono storie di quelli che abitano i propri demoni, che toccano il fondo non per risalire alla luce, ma per essere sicuri che dopo non ci sia più niente…” scrive nella prefazione Marilina Giaquinta. Nel corso di ogni racconto, infatti, vengono sciorinate debolezze e peccati di ogni protagonista, lasciando spesso a bocca aperta per la violenza e la tragicità dei sottintesi.
Il lettore può lavorare molto di fantasia, immergendosi nelle più svariate situazioni, narrate in modo tragico ed elevato ma mai ridondante, con un pizzico d’ironia che non guasta mai. In seconda di copertina leggiamo “racconti che ci passano davanti come una banda di Funeral Jazz”, descrizione che trovo pienamente azzeccata per gli scritti di Federico Bianca: le (dis)avventure in cui ci si immerge leggendo “Riscatto”, emanano vibrazioni di un tempo passato che tentiamo d’afferrare attraverso le sue parole ma che, ad ogni finale, sembrano sempre più lontane, lasciando un senso d’incompletezza.
Questo cosa vuol dire? Che è un libro ben scritto, riuscito nel suo intento: da avere nella propria libreria.
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