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23/12/24 ore

Quattro sguardi su Roma, fotografi a confronto: al Musia Pasquale De Antonis dopo Elisabetta Catalano, Milton Gendel, Massimo Piersanti


  • Giovanni Lauricella

Al Musia, il nuovo spazio espositivo presso il museo Jacorossi nel centro di Roma, sono esposte per la rassegna Quattro sguardi su Roma, fotografi a confronto, le opere di Pasquale De Antonis, fotografo attivo tra gli anni '40-'80, periodo scelto dalle curatrici Barbara Drudi e Giulia Tulino come indicativo di un particolare percorso dell'arte, mentre in precedenza è stata la volta di Elisabetta Catalano, Milton Gendel, Massimo Piersanti.

 

Elogiativa è la scelta di mettere Pasquale De Antonis per ultimo perché, come del resto dice Giulia Tulino nella sua presentazione, è il futuro della fotografia. Infatti, entrando nella galleria Musia ti trovi tra foto che penseresti fatte da giovani fotografi contemporanei.

 

Niente di tutto questo, invece, perché sono opere datate anni '51'-'57, quando nemmeno si pensava che esistessero tipi di foto del genere.  Erano esperienze di ristrette cerchie, avanguardie dell'arte del calibro di Corrado Cagli per Roma, o di Luigi Veronesi, e all'estero di Man Ray e Moholy-Naghy, che indirizzavano le loro energie ad ambiti sperimentali, non ufficiali, e per questo poco conosciuti anche se poi, in una fase successiva, apprezzati.

 

Nelle foto in stile space age del 1968 fatte alla sfilata degli  abiti di Germana Marucelli per evocare 2001. Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, Pasquale De Antonis rivela una nuova maniera di fare foto di moda: ben introdotto nel campo dalla famosa giornalista e gallerista  delI’Obelisco Irene Brin, divenne un importante fotografo di moda ed era allo stesso tempo poco innamorato di questo genere di foto, anche se era rinomato alla stregua dei coetanei Ugo Mulas, Alfa Castaldi, Gianpaolo Barbieri o, a livello internazionale, di Richard Avedon, Irving Penn, Cecil Beaton

 


 

Stranamente, Pasquale De Antonis, anche se concedeva la sua professionalità a importanti riviste di alta moda, prediligeva la sua personale concezione e fu un precursore del realismo, in anticipo di 15 anni; del resto già dal ’36 era sempre stato legato alle correnti artistiche del tempo, e fu dapprima cubo-futurista e dopo, al tempo delle foto in questione, astrattista.

 

Quando faceva le foto di moda, era molto attento al contesto scenografico ma poco concedeva alle sembianza sexy delle modelle, forse per remore ideologiche avverse a tutto ciò che era sovrastrutturale. Ne viene fuori un indovinato connubio tra una foto distaccata dalla femminilità delle indossatrici tanto da farle sembrare estranee, algide, lontane da passionalità, “marziane”, unitamente a colori e geometrie inconsuete, tipiche di un’ambientazione “astratta”, proprio come poteva suggerire alla sua ispirazione un film di fantascienza.

 

Ovvio il successo delle foto esposte che amplificarono l’attesa di 2001 Odissea nello spazio: una vera e propria chicca per i cultori che in questi giorni hanno la possibilità di ammirarle nello spazio Musia.

 


 

Altro capitolo sulla storia della fotografia si aprirebbe per le altre foto della mostra, anch’esse anticipatrici di generi che percepiamo contemporanei, ma meglio vederle che parlarne.

 

Solo per dare un’ idea di che cosa si tenta di dire, basti pensare che Pasquale De Antonis aveva l’atelier  vicino piazza di Spagna meta di chi frequentava il Caffè Greco, locale élitario che allora aveva per clienti la crema mondiale della cultura, da Ernest Hemingway, Tennessee Williams, William Faulkner... a tutti i più famosi artisti del tempo,  ovvio che come fotografo era proiettato verso ragguardevoli ambiti d’avanguardia.

 

 

Il tutto  frutto di una città completamente differente da quella che vediamo adesso, facente parte di un altro sistema galattico molto distante di migliaia di anni luce dalla terra, lontananza maggiore dell’avveniristica fantascienza di Stanley Kubrick, polemicamente si potrebbe dire che il titolo dato alla rassegna è sbagliato se si avesse  un nome nuovo da dare alla Roma di adesso.

 

Per farla breve al Musia si è andati a prendere ambiti suggestivi che uno sparuto manipolo di fotografi ha fermato con degli scatti agli attimi più significativi che hanno permesso di storicizzare e farci conoscere esperienze che non avremmo capito se descritte a parole. In questo la rassegna Quattro sguardi su Roma è uno spaccato profondo di arte contemporanea, preziose foto di avvenimenti che altrimenti sarebbero solo nella memoria di chi ha avuto la fortuna di essere presente a quei tempi.

 


 

 

Quattro sguardi su Roma, fotografi a confronto

 

Pasquale De Antonis

 

Musia

 

18 luglio / 31 luglio 2018

 

via dei Chiavari 7/9, Roma

 

 


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