Straordinaria antologica al museo Borghese di Pablo Picasso, grande artista che non vedevamo in mostra da parecchi anni, esposizione che continua il tema delconcetto di scultura che la Galleria sta portando avanti attraverso maestri di secoli diversi. A onor di cronaca qualcosa del grande artista spagnolo c’è stato già nelle Grandi Aule delle Terme di Diocleziano, in cui si trova il Museo Nazionale Romano, in “Je suis l’autre. Giacometti, Picasso e gli altri. Il Primitivismo nella scultura del Novecento”, 28 /9/ 2018 a 20/1/ 2019.
"Picasso. La scultura” sono 56 opere realizzate dal 1905 al 1964, con fotografie di atelier inedite e un video a cura di Anna Coliva e Diana Widmaier-Picasso, nota esperta della scultura di Picasso (figlia di Maia, nipote dell’artista). L'esposizione, realizzata con prestiti concessi da musei internazionali o direttamente dagli eredi, è sostenuta da FENDI, partner istituzionale della Galleria Borghese, e si inserisce nel programma internazionale Picasso-Méditerranée avviato da Laurent Le Bon, direttore del Musée Picasso-Paris Picasso.
La scultura di Picasso si iniziò a conoscere timidamente nel dopoguerra quando il suo mercante, Daniel-Henry Kahnweiler, pubblicò le fotografie di Brassaï. Poi si ebbero le mostre con sue sculture a Roma e Milano del 1953, a Parigi, Londra e New York dal 1966 al 1968, ma per acclamarlo come scultore si dovettero aspettare le mostre al Centre Pompidou di Parigi nel 2000, al Museum of Modern Art di New York e al Musée national Picasso-Paris nel 2015-2016.
Prendendo a spunto il viaggio di Picasso a Roma e a Napoli nel 1917, fatto insieme a Jean Cocteau e a Igor Stravinskij, la mostra confronta opere picassiane con la scultura dell’antichità romana, con il Rinascimento, ma anche con le pitture murali pompeiane, nonché con la Galleria Borghese in ammirazione delle sculture del Bernini e della maestria della mise en scène di Caravaggio.
Tra parentesi ricordo che tre visitarono la Basilica di San Pietro in Vaticano, e il Michelangelo della Cappella Sistina e videro anche i dipinti di Raffaello a Firenze. Un dialogo con il passato dunque, che inizianel salone d’ingressotra le sculture in bronzo e cemento di Picasso, raffiguranti teste femminili e maschili, con l’arte romana e i busti di Gian Battista della Porta, la scultura in lamiera di Pablo Picasso, Donna con il bambino (1961) con quella marmorea di Gian Lorenzo Bernini, Apollo e Dafne (1622/1625).
Seguono La lettrice (1951) di Picasso con Paolina Borghese Bonaparte nelle vesti di Venere vincitrice (1804) di Antonio Canova, la Donna seduta (1958) che sembra levarsi una spina dal piede come nell’opera Cavaspina di Anonimo del XVI secolo, la scultura marmorea ”Donna con bambino” (1961) che viene presentata insieme all’"Apollo e Dafne” di Bernini (1622/1625).
Insomma un alternarsi a specchio di varie opere per tutti e due i piani del museo; interessanti sono anche le fotografie di quando e dove sono state fatte le sculture. Scrive il direttore Anna Coliva nel suo saggio “Picasso Scultore. Enorme Flamme nella Galleria Borghese”, presente in catalogo: “(…) Nessun’altra scena espositiva quanto la Galleria Borghese, proprio per i caratteri di primato ideale della scultura pur nella massima varietà di specie che vi sono contenute, dalla statuaria antica alla disseminazione ornamentale del Settecento, è in condizione di offrire un rilievo così universalmente percepibile della funzione titanica di Picasso nel risolvere il problema moderno della plastica e della tridimensionalità volumetrica della forma. Esporre le opere di Picasso in scultura quali vertici cruciali di soluzione delle sue rivoluzioni della forma rende la Galleria uno spazio metastorico e realizza quella trasposizione di tempo e di spazio che, per le sue intenzioni originarie, essa contiene in potenza nelle sue collezioni. (…)”.
Una mostra senza dubbio importante, che tralascia aspetti altrettanto importanti che sono nella figura di Pablo Picasso. Come tutti sanno la sua arte era contro l’arte borghese e fondava le sue radici non più nell’arte occidentale ma in quella africana di cui il famoso aneddoto al museo Trocadéro nel 1906 dove scopre nelle maschere africane il futuro della sua arte “Quando ho scoperto l’arte negra, e ho dipinto quel che si dice la mia epoca negra, era per opporsi a ciò che nei musei era indicato come ‘bellezza’ ”.
Quindi questo “matrimonio” con l’arte classica cui fanno pensare gli organizzatori della mostra forse non c’è mai stato, sicuramente la “classicità” venne filtrata dal punto di vista “africano”. Forse, suppongo, l’astuto Picasso, dopo il viaggio in Italia e la conseguente sindrome di Stendhal che sicuramente gli sarà presa, ha messo una riparazione alle sue concezioni artistiche per i posteri.
Non a caso queste sculture sono venute fuori quando ormai Picasso, l’artista di spicco dell’arte contemporanea, era vecchio e le vere e proprie mostre di scultura sono state a lui postume; ricordiamo che Picasso era un abilissimo venditore che fece arrivare le sue opere a quote stellari costringendo i suoi collezionisti e galleristi a umilianti traversie, e non penso che si sia dimenticato di vendere le sculture.
Tutti sanno che produceva e vendeva in quantità fordiste e che faceva spese pazze come le Chateau de Castillee altri possedimenti. Facendo spuntare fuori questo “classicismo”, oltre a mettersi al riparo da avversità critiche, egli metteva su un lascito di discreto valore finanziario in costante crescita. Sono solo perplessità e dubbi, non so se la mia ipotesi su Picasso corrisponde al vero, ci dovrebbero informare meglio i suoi eredi.
Di quello che dico adesso sono certo: quando ho visto la mostra le seppur ingombranti opere di Picasso che impattavano violentemente sul pubblico venivano ignorate perché tutti erano interessati a vedere le opere classiche. Lo sbalordimento totale lo avuto notando un gruppo di bambini, anch’essi tutti interessati all’arte classica e non incuriositi dalle opere di Picasso … ma non doveva essere il contrario?
Potrei continuare a lungo su queste considerazioni. Basta solo ricordare che la Galleria Borghese (porta pure il nome del ceto sociale bersaglio dell’arte di Picasso) è sempre esaurito nelle prenotazioni, si aspettano mesi e non solo per vedere Picasso, mentre costosissimi musei di arte contemporanea stentano a sopravvivere. Detto ciò, se avete tempo, in pura contraddizione di quello che solitamente sostengo, andate a vederla.
Erano decenni che non si vedeva una personale su questo importante artista, anzi penso che i millennials e anche quelli che hanno trenta anni non ne abbiano vista nessuna di Picasso.
Picasso. La scultura. Alla Galleria Borghese
dal 23 ottobre 2018 al 3 febbraio 2019
Galleria Borghese
piazzale Scipione Borghese, Roma
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