Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

23/12/24 ore

Turchia, Erdogan chiude il becco a Twitter



Niente più cinguettii in Turchia: il primo ministro Recep Tayyip Erdogan ha deciso di portare avanti con fermezza la sua politica di sradicamento dal territorio nazionale dei social network, ‘rei’ di aver diffuso informazioni sugli scandali di corruzione in cui sono invischiati il premier e numerosi membri del suo partito, l’Akp.

 

"Sopprimeremo Twitter, non mi interessa quello che potrà dire la comunità internazionale. Vedranno così la forza della Turchia" aveva tuonato ieri ad un comizio a Bursa il premier islamico, al potere da 12 anni. Passando dalle minacce ai fatti, nella notte l’autorità delle telecomunicazioni turca Btk – a cui una contestata legge sul controllo di internet varata lo scorso mese ha dato poteri straordinari - ha bloccato in tutto il paese l’accesso a Twitter, una delle reti sociali dove nelle ultime settimane erano state pubblicate le telefonate compromettenti intercettate da poliziotti e magistrati.

 

Questi ultimi sono stati tempestivamente dai loro incarichi da un Erdogan preoccupato che quanto successo possa influire negativamente sulla campagna per le elezioni amministrative del 30 marzo, cruciali per il destino politico del primo ministro. Ma l’accanimento del governo contro i social network non è una novità: già durante le proteste di Gezi Park, il ‘sultano’ di Ankara aveva definito Twitter “una piaga sociale”: “Lì vi si possono trovare i peggiori esempi di menzogne – aveva dichiarato Erdogan – A mio avviso i social media sono la peggiore minaccia della nostra società odierna”.

 

Poi, il 6 marzo scorso, l’ultimo avvertimento: Facebook e Youtube avranno vita breve. Invece oggi è toccato all’uccellino blu, agguerrito portavoce delle forze anti-governative turche, chiudere il becco e far scattare l’allarme ‘bavaglio’. Il leader dell’opposizione Kemal Kilicdaroglu denuncia una svolta autoritaria e chiede le dimissioni immediate del primo ministro, accusandolo di essere "pronto a tutto" per restare al potere e insabbiare le inchieste anti-corruzione.

 

E una dura condanna arriva anche dalla commissaria europea per le nuove tecnologie, Neelie Kroes: “L’interdizione di Twitter in Turchia è senza fondamento, inutile e vile - ha scritto - Il popolo turco e la comunità internazionale vedranno questo come una censura. Cosa che è davvero”.

 

Intanto gli utenti del paese della mezzaluna si stanno già mobilitando per trovare un modo di aggirare il blocco attraverso i servizi di DNS-tweaking o VPN. (F.U.)


Aggiungi commento