Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

22/12/24 ore

Grexit, alla canna del gas


  • Antonio Marulo

"Siamo alla canna del gas…”. La risposta di Romano Prodi, intervistato da Aldo Cazzullo sulla crisi greca, fotografa una situazione che si fa tanto più concreta quanto più si prova a esorcizzarla. In gioco c’è l’irreversibilità del processo di unificazione monetaria come caposaldo dell’intero progetto europeo, messo a dura prova dalla crisi economica e dalle strategie poco lungimiranti per uscirne, che fin qui non hanno tenuto in debito conto i cambiamenti epocali del contesto economico e sociale.

 

C’è da dire che il default ellenico, che si vorrebbe scongiurare a tutti i costi, è già tale da tempo; e la necessità di avere dei prestiti per poterne ripagare altri ne è una prova lampante. Quindi, il problema non è se e come evitare o meno l'insolvenza della Grecia, ma come gestirla, evitando che Tsipras e compagni ritornino a maneggiare la dracma.

 

Tale prospettiva, da ipotesi strampalata, sta diventando col passare del tempo tesi da prendere seriamente in considerazione. Ormai se ne parla apertamente, provando a studiarne le conseguenze e disegnando scenari possibile. Il compito non è dei più facili, visto che economisti e addetti ai lavori non ne imbroccano una, nemmeno per sbaglio.

 

L’opinione più diffusa resta ancora quella che vede nella Grexit l’inizio della fine dell’Europa, che si disgregherebbe sull’onda dei populismi anti-euo, di destra o di sinistra, che si stanno facendo largo nelle urne, come le ultime elezioni in Spagna e in Polonia di quest’ultima settimana ci dicono.

 

Dal canto suo, il ministro greco  Varoufakis, trecartaro mica male in cerca di indulgenze anti-austerity, ha agitato lo spauracchio: l'abbandono dell'euro del suo Paese, sarebbe il fallimento del progetto europeo. Qualcuno però dovrà pure iniziare a dire le cose come stanno davvero: se in proposito di fallimento europeo si può parlare, questo non si riferisce e non parte dalla possibile uscita della Grecia, ma risale al momento stesso in cui un Paese che non aveva i requisiti è entrato nel sistema monetario comune grazie a conti e bilanci falsificati.

 

Il fatto che ciò sia potuto accadere è di per sé una dichiarazione di fallimento, che testimonia la debolezza dell'impianto su cui si è cullato il sogno dell'Unione.

 

 


Aggiungi commento