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15/11/24 ore

Governo Renzi e Giustizia, ci vuole più coraggio per uscire dalla palude



Avvocato penalista, Fabio Viglione in questo intervento su Quaderni Radicali 111 affronta i problemi che riguardano l’insostenibile lentezza dei processi in Italia. Pur riconoscendo che negli ultimi tempi qualcosa è mutato nel modo in cui le forze politiche si rapportano a un tema che ha fin troppo patito l’approccio ideologico, Viglione evidenzia come occorra maggiore energia per riformare una giustizia viziata da tante criticità: dalle carenze strutturali ai condizionamenti di un’opinione pubblica che non riesce a debellare il virus di un giustizialismo spesso contrastante coi principi del diritto.

 

Di particolare rilievo le considerazioni sul problema della prescrizione dei reati: la tentazione di sospenderla indefinitamente, con cui il legislatore pare cedere alle pulsioni da legge di Lynch eccitate da politici e media affamati di facili consensi, consegna chi è solo un accusato in un limbo di incertezza che ritarda irragionevolmente ogni accertamento. Senza contare che, attualmente, la prescrizione non è solo – come credono molti – la meta cui tendono i legali per evitare condanne, ma è soprattutto un’arma usata impropriamente dagli stessi magistrati, che si arrogano così la prerogativa di decidere quali procedimenti portare avanti e quali “affossare”. Tempi certi, depenalizzazioni, pene alternative alla detenzione: questi gli obiettivi che dovrebbe perseguire un’azione di vera riforma del sistema, con coraggio e senza sottostare ai timori delle conseguenze sul piano dei consensi elettorali. Il governo Renzi è in ritardo su queste criticità i cui riflessi sono di natura economica e di diritti di libertà.


 

di Fabio Viglione

 

Il cammino di riforme in materia di giustizia sembra essersi liberato di ideologismi frenanti che hanno caratterizzato il recente passato. Vere e proprie divisioni che hanno finito per mettere in luce contrapposizioni rigide e penalizzanti per uno sguardo d’insieme che mettesse in discussione le tante disfunzioni del sistema giustizia, nel suo complesso.

 

Oggi sembrano più sfumati i confini della contrapposizione ad ogni costo, anche se c’è ancora tanto lavoro da fare sul piano della ricaduta mediatica di ogni tentativo di normalizzazione. C’è una parte del Paese che continua a pensare che la politica non sia in grado di migliorare il servizio giustizia mettendo al centro la sua fruizione e salvaguardando le garanzie del cittadino. Così i tentativi di riforma più ambiziosi e coraggiosi vengono accantonati anche per paura delle conseguenze sul piano di un immediato ritorno elettorale, monitorabile attraverso i sondaggi. Servirebbe, invece, un cambio di passo, uno slancio prorompente capace di dare sostanza alla progettualità riformatrice. Senza preoccuparsi di rischiare, nell’immediato, l’impopolarità. Anche perché non credo sia altrimenti rinviabile una drastica riduzione dei tempi della giustizia, quella civile come quella penale.

 

Per realizzare questo irrinunciabile obiettivo servono dunque riforme profonde. Accertamenti giurisdizionali che definiscono il contenzioso in tempi non ragionevoli impongono una riflessione sistemica. Una riflessione i cui correttivi necessitano di immediata applicazione. Nella giustizia penale, poi, le lunghe attese per la definizione dell’accertamento si nutrono anche di una obbligatorietà dell’azione che il sistema non è in grado di affrontare efficacemente per ataviche carenze di strutture ed organici. Di fatto, non c’è tempo e non ci sono risorse per perseguire tutti reati destinando ai relativi accertamenti il necessario grado di approfondimento.

 

Non si tratta di puntare il dito contro nessuno in particolare, ma di prendere atto dello stato di evidente criticità. La recente depenalizzazione ha fatto registrare certamente un primo passo sul piano della deflazione (anche se talune scelte su singoli reati non convincono) ma molto di più si potrebbe fare anche sul piano della razionalizzazione dei tempi e delle scelte legislative finalizzate a consentire che i processi perseguano reati e giungano alla definizione in tempi ragionevoli…

 

- prosegui la lettura su Quaderni Radicali

 

 

 


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