È ormai risaputo che in politica non basti più - sic et simpliciter - la parola per identificare l’area che fa capo storicamente a Marco Pannella, tale è la confusione che alberga sulle diverse accezioni attribuite al termine radicale. Col tempo hanno preso infatti il sopravvento visibilità “radicali” di tutt’altro genere - quelli ad esempio della cosiddetta sinistra estrema e massimalista, per non parlare di tutti quei gruppi o movimenti a cui si è affibbiato con disinvoltura l’aggettivo, che ha perso le sue peculiarità.
Così, ai radicali del Partito è via via sfuggita la parola di bocca, probabilmente anche grazie a quel processo di “rimozione” nazionale, in nome del transazionalismo del movimento, che lo stesso leader carismatico, nelle occasioni perlopiù elettorali ha perseguito con la Lista Bonino, la Rosa del pugno, passando per i Club Pannella e i Riformatori liberali.
Ma ora che Pannella non c’è più, il termine è tornato in auge e il suo utilizzo prêt-à-porter è diventato motivo di scontro nella lotta alla presunta successione. In occasione delle elezioni amministrative, statuti e regolamenti di partito e associazioni costituenti alla mano, i depositari dell’ortodossia avevano con qualche ragione argomentato contro il presunto abuso di Cappato, di Magi e compagni con tanto di logo e scritta “radicali”. L’irrisolta querelle in qualche modo è proseguita e prosegue tutt’ora su altri piani, seguendo logiche in base alle quali chiunque ormai si può svegliare al mattino attribuendosi diritti, paternità o eredità politica di ogni sorta.
In tal senso, anche il redivivo Giovanni Negri - l’ex segretario del partito radicale, datosi per anni all’agricoltura, salvo qualche incursione mediatica per dire peste e corna del duo Pannella-Bonino - ha ritenuto opportuno rimettersi in circolo, cavalcando l’onda referendaria sulla riforma costituzionale in nome e per conto di qualcosa che gli appartiene solo nel passato. Così, all’indomani del funerale laico di piazza Navona a Roma, si è fatto prima accogliere come figliol prodigo all'assemblea di Teramo del Partito Radicale Transnazionale, Nonviolento, Transpartito, poi ha lanciato una nuova sfida recuperando marianne, simboli e, appunto, vocaboli contesi. Ecco, pertanto, Radicali per il Sì al referendum costituzionale, col quale si è inteso portare avanti una posizione tutt’altro che univoca e condivisa fra gli appartenenti all’area politica di riferimento.
La tal cosa pare non aver disturbato chi aveva fatto fuoco e fiamme contro i Radicali per Cappato o i Radicali per Giachetti. Tutto è scivolato come se niente fosse. Eppure, sarebbe stato lecito chiedersi da dove arrivi questa volta la legittimazione all’azione politica di Negri in nome e, non si è capito in che misura, per conto dei “Radicali”. Non sarà mica tutto merito di aver per anni sparato ad alzo zero su Marco Pannella fino a pochi giorni prima della morte?
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