I fatti accaduti nella frazione di Gorino nel piccolo comune di Goro nel ferrarese mettono in crisi il mito, già di per sé decadente, degli “italiani brava gente”, ovvero di quel popolo di santi, poeti, navigatori…che poi venne rappresentato in molte occasioni nel dopoguerra soltanto casualmente complice – oggi si direbbe a sua insaputa - delle nefandezze nazifasciste degli orchi tedeschi. Quel popolo che, pur cambiando pelle nei passaggi generazionali e coi mutamenti sociali, è stato – si narra - tra mille difetti e tante canagliate sempre e comunque intento a far del bene al prossimo, più e meglio di altri, in nome di quella solidarietà e della misericordia cristiane insite nel dna di una nazione che si scopre però tale soltanto in occasione dei mondiali di calcio e, per l’appunto, nelle disgrazie.
E invece gli italiani sono anche ben altro: sono anche le persone che sbarrano la strada senza pietà a una decina di donne disperate in cerca di rifugio, in linea con un certo sentire niente affatto eccezionale, ma che è sotto traccia, pronto a manifestarsi ovunque, ora con i campi rom vicino a casa, ora con la presunta invasione di profughi e migranti in fuga da fame e guerre.
Si tratta della cosiddetta sindrome del nimby, non nel mio cortile, della quale ognuno può dirsi immune solo alla prova dei fatti, perché poi è troppo facile, per esempio, sproloquiare in salotto fra un buon libro, un ottimo rum e una fumata riflessiva di Toscano del Presidente. Ne sa qualcosa l’intellighenzia della sinistra al caviale, che a Capalbio inscenò qualche mese fa, apparentemente solo con più “stile”, la stessa protesta degli abitanti di Goro, assurti per l’occasione a mostri di cui vergognarsi e prendere le distanze, perché no e no, l’Italia non è questa: l’Italia è quella di Lampedusa; è quella con il core grande della Napoli del furbetto de Magistris, che dava proprio ieri il benvenuto ai rifugiati nel porto; è l’Italia, volendo e visto che la tragica attualità incalza, dei tanti volontari di Amatrice che scavano tra le macerie senza requie giorno e notte...
... Ma è pure l’Italia che ipocritamente alza l’indice della mano e lo punta sui coltivatori di vongole sulla foce del Po, facendo finta che il problema non esista, che quanto si è andato formando nella coscienza collettiva a proposito dell’ondata migratoria, grazie anche a un racconto che va – come dicono in uno studio i radicali – ribaltato, non è un grosso problema: perché l’Italia - salvo esecrabili casi sporadici - offre le sue braccia accoglienti, e gli italiani, pur impauriti e a volte arroccati su se stessi, restano proverbialmente “brava gente”. Lo rivendicano con orgoglio pure a Goro: “noi non siamo razzisti” – si giustificano; sono loro - direbbero quei comici napoletani più in voga qualche tempo fa – a essere profughi africani.
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