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23/11/24 ore

Ciao Alessandro…


  • Giuseppe Rippa

Il mio caro amico, il nostro fraterno amico Alessandro Frezzato ci ha lasciato. Ha collaborato con noi di Agenzia Radicale e Quaderni Radicali per più di dodici anni. Affetto da distrofia muscolare, ha fatto della sua giovane esistenza (aveva appena 32 anni) una testimonianza di impegno civile e di commovente determinazione a battersi per la libertà ricerca scientifica e di cura, per il diritto alla sessualità e all’affettività delle persone disabili, per la difesa dei più deboli, ma anche, negli ultimi tempi per il superamento delle barriere architettoniche.

 

Ci siamo sentiti sempre, con cadenze settimanali quanto non giornaliere. La sua telefonata era divenuta una consuetudine di affetto e di amore, che si sposava con la curiosità e la sua sempre vivace sollecitazione a essere informato di tutto quello che succedeva negli avvenimenti del mondo, del nostro paese, del piccolo mondo radicale.

 

Sento che mi mancherà moltissimo. Sentiamo che la sua perdita ci procura una grande tristezza e un dispiacere immenso. Un abbraccio a mamma Rita e papà Roberto che lo hanno aiutato sempre con un amore e una dedizione senza limiti…

 

Come segno immediato di ricordo pubblichiamo di seguito la prefazione al suo libro

 

“Io Alessandro Frezzato. Appunti di una battaglia per la vita e la speranza”

(I supplementi di Quaderni Radicali)

 

___________________________________________________ 

 

Prefazione

 

di Giuseppe Rippa

 

"Gentile direttore, sono Alessandro Frezzato, le scrivo per chiederle se è possibile instaurare una collaborazione giomalistica.

 

Le mie esperienze nel campo sono ancora limitate vista la mia giovane età; ho collaborato per quasi un anno ad un settimanale locale di Torino centro. Gli argomenti di cui mi occupo sono il sociale e in particolare la disabilità.

 

Aspetto una sua risposta grazie.

 

Un caro saluto"

 

09/03/2004 21:17

 

Fu con questa e-mail che si presentò a me Alessandro.

 

Nell'ultimo anno ci è capitato spesso di ricevere, nella posta elettronica di Quaderni Radicali e di Agenzia Radicale, richieste di neo-laureati, di giovani studenti, di ricercatori e di collaboratori di riviste specialistiche di cinema o teatro, di collaborare con noi.

 

Era il frutto misterioso del web.

 

All'improvviso abbiamo scoperto che i contenuti che immettiamo attraverso i nostri siti, si diffondevano con una rapidità e una forza di penetrazione imprevedibili.

 

Risposi subito, la stessa sera e due giorni dopo mi giunse il suo primo contributo.

 

Vitalità e una energia positiva accompagnavano queste sue brevi note.

 

Per un mese abbiamo continuato a inserire le sue note. Un bel giorno Alessandro mi invia, assieme alla sua riflessione, questa notizia: sono da piccolo affetto da una malattia oggi di fatto incurabile: la distrofia muscolare; non sono in grado di essere autonomo, ma non mi rassegno per questo.

 

Studio, dipingo e come hai visto dai contributi che ho inviato, intendo scrivere su tutto quello che mi scorre intorno e che, in non pochi casi, trovo odiosamente ingiusto.

 

La mia reazione è stata quella di chiamarlo alla sua casa di Torino. La sua voce lontana e un po’ metallica mi apparve subito calda e intensa.

 

Decidemmo subito di essere grandi amici, ma ad un patto: pochi fronzoli e piagnistei, dovevamo continuare a lavorare sul fronte delle battaglie per i diritti umani, per le disabilità, per la ricerca scientifica.

 

La prima sensazione è stata di sentirmi trainato da questo giovane torinese. Insomma era la sua energia che mi dava forza.

 

Ho comunicato questo a tutti quelli che collaborano a Quaderni Radicali e ad Agenzia Radicale, all'Associazione “Amici di Quaderni Radicali”.

 

Per tutti la vicenda Frezzato ha avuto un solo segno: Alessandro era determinante per il nostro lavoro volontario nell'informazione e nella politica liberale, libertaria, radicale.

 

Quando sono andato a Torino per conoscerlo di persona fui investito da un vortice di affetto.

 

Ci siamo abbracciati, e mi sono reso conto che la fragilità del suo esile corpo nascondeva una forza immensa, tesa verso il bisogno di cercare sbocchi di vita e di speranza, senza però aspetti retorici o piagnucolosi, ma sobria mente proiettata verso "la voglia di vivere e la speranza di cambiare" le cose.

 

Splendido!

 

Abbiamo cenato con alcuni compagni radicali del capoluogo piemontese, poi ci siamo trattenuti ancora un po’ a parlare, a conoscerci. Mi ha accompagnato con la sua mamma Rita e il suo papà Roberto all'albergo vicino casa sua dove voleva che fossi suo ospite.

 

Un mese dopo circa sono tornato a Torino. Siamo andati al Consiglio Regionale dove, nella sala dei Presidenti, era convocato dal gruppo radicale un convegno sui temi che erano al centro della campagna di raccolta firme per i referendum sulla ricerca scientifica e sulla procreazione assistita: la famigerata legge 40/2004.

 

Altra rivelazione, quando Alessandro prende la parola fa un intervento magistrale. Teso, senza retorica chiaro nei contenuti, emozionante per la capacità di trasferte convinzione e determinazione. Bellissimo.

 

Tutti i presenti si sono sentiti coinvolti, e poi a pranzo e a Piazza S. Carlo per raccogliere le firme per il referendum.

 

Lui mi seguiva dovunque mi spostassi sotto i portici, con la sua sedia a rotelle spinta da un motore elettrico. Ci siamo molto divertiti. Dopo un inizio faticoso abbiamo messo in opera la tecnica determinante per la raccolta firme: raccogliere i documenti di coloro che accettavano di firmare. Ma per scongiurare che l'attesa (con un solo autenticatore i tempi si dilatavano) spingesse il firmatario ad allontanarsi, ecco che la tecnica dei documenti raccolti preventivamente e dati al consigliere comunale che raccoglieva la firma, rendeva più difficile che ci fosse qualche fuga imprevista.

 

Ottimo bottino.

In due abbiamo messo insieme in mezz'ora almeno venti firme!

 

Oggi siamo amici per la pelle. Alessandro è buon amico anche di tutti gli altri radicali che operano nella redazione di Quaderni Radicali e di Agenzia Radicale. Quando è venuto a Roma c'è stata grande festa e a mi ha donato un suo quadro che ora campeggia nella stanza dove tutti insieme lavoriamo.

 

"Al mio amico, compagno direttore, con tutto il cuore..." c'è scritto dietro la pittura di un paesaggio che presumo sia alpino.

 

"Vorrei darne uno anche a Marco Pannella" - mi disse. E cosi il giorno del congresso della Associazione "Luca Coscioni", di cui è divenuto poi membro della direzione nazionale, alla fine della prima giornata, quando Pannella si è avvicinato ha chiesto alla sua mamma di donarglielo.

 

Marco ha aperto il pacco, ha visto il quadro e letto I'affettuoso messaggio che gli destinava e lo ha abbracciato.

 

Ha pianto con sincero affetto. Era strano vedere quell'omone con i capelli bianchi che lo stringeva con amore.

 

Erano diventati grandi amici anche loro...

 

Roma, 27 maggio 2005

 

 

 

 

 


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