Nel suo recente articolo, dove affrontava il tema della riforma della giustizia, Angelo Panebianco dichiarava il suo pessimismo circa la possibilità che questa potesse avvenire. Secondo l’editorialista del Corriere della Sera, un potere forte come è diventato quello della magistratura italiana non si sottomette a un potere debole, quale è quello della politica oggi. di Luigi O. Rintallo
Nel suo recente colloquio con il Presidente della Repubblica, Eugenio Scalfari ha ricordato come, affrontando oltre venti anni or sono il problema del rapporto fra sinistra italiana e liberalismo, Napolitano parafrasò la famosa frase di Benedetto Croce sul cristianesimo, affermando: “Non possiamo non dirci liberali”. Un bel modo per eludere la questione... di Gianfranco Spadaccia
La condanna di Silvio Berlusconi ha riportato in primo piano il tema della riforma della giustizia, vero punto di svolta per avviare quel processo riformatore che da trenta anni non riesce ad imporsi nell’agenda politica, anche perché l’elettorato non è molto sensibile al tema e le resistenze da superare sono fortissime. di Silvio Pergameno
Grande effervescenza per la condanna “definitiva” di Silvio Berlusconi, grandi interrogativi sulle sorti della Repubblica (prima, seconda, terza?), grande spolvero di giudizi, recriminazioni, incertezze, interrogativi. Qualcuno – magari andato in aceto - lascia capire che questa tanto sottolineata “definitività” è solo giuridica, perché il Cav. è ben lungi dal darsi per vinto. Ma a noi liberali cosa viene in mente per prima cosa? di Silvio Pergameno
La pronuncia della sentenza della Corte di Cassazione sul processo a Berlusconi può essere esaminata da vari punti di vista. Grillo l’ha definita un evento paragonabile alla caduta del Muro di Berlino per la politica italiana. Certamente segna uno spartiacque, ma davvero muta qualcosa nel giudizio che gli italiani hanno espresso e continueranno a esprimere sul leader del centrodestra? di Luigi O. Rintallo
A chi si chiede come mai sia così difficile per il nostro sistema produttivo competere nell’era della globalizzazione con quelli del resto del mondo, basta soffermarsi su un piccolo episodio riportato in questi giorni dai quotidiani. Proprio mentre l’amministratore delegato Fiat, Marchionne, dichiarava che in Italia è oramai impraticabile svolgere l’attività produttiva, si leggeva di un caso che pur nelle sue dimensioni minori è emblematico degli ostacoli frapposti agli investimenti. di Luigi Oreste Rintallo
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