“Il Pd non c’entra un tubo di niente. Il Pd fa il Pd, le banche fanno le banche”. Queste le parole di Pierluigi Bersani per arginare sul nascere il ciclone Montepaschi abbattutosi nel bel mezzo della campagna elettorale: una brutta storia di prodotti finanziari derivati, di investimenti sbagliati, di bilanci falsati e di documenti nascosti, sotto il controllo allegro degli organi preposti, Banca d’Italia in testa. di Antonio Marulo
Contrariamente a quanto sostiene Pierluigi Bersani, l’ex premier Monti non va criticato perché “guarda dall’alto” il Paese e peccherebbe quindi di astrazione o velleitarismo. Tutt’altro che astratto, il professore ha dimostrato piuttosto di essere parte integrante della società delle conseguenze (più volte richiamata da Quaderni Radicali e Agenzia Radicale) nella quale si dibatte da svariati decenni l’Italia, condannata a un’oggettiva irriformabilità. di Luigi O. Rintallo
Di certo anche in funzione “anti-Merkel”, l’affondo dell’editoriale di Wolfgang Munchau sul Financial Times intitolato 'Perché Monti non è l’uomo giusto per guidare l’Italia'. Tesi di fondo: l’esecutivo tecnico da lui presieduto “ha promesso riforme e ha finito per aumentare le tasse”, contribuendo ulteriormente a deprimere il Paese e le sue dinamiche economiche e sociali. di Danilo Di Matteo
L’Agenzia di ieri ha dato notizia di tre sentenze della Corte della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo che marcano una linea precisa in materia della tutela dei diritti fondamentali. Non si può proibire di indossare simboli religiosi in luoghi pubblici (nella fattispecie un aeroporto) perché il divieto rappresenta una violazione del principio di libertà religiosa, fondamentalissimo per la democrazia. di Silvio Pergameno
Monti ha dichiarato a SkyTg24: “Il movimento di Grillo è una grande moderna espressione di dissenso e rabbia. Ha movimentato le rabbie. Quello che abbiamo in comune io e Grillo è una presa di distanza dalla politica tradizionale. Però lui è l’antipolitica, io no. di Ermes Antonucci
Il movimentismo della campagna elettorale, già caratteristico della consultazione, ha subito un’accelerazione per effetto dei pentimenti di Stefano Fassina, l’economista capo del PD: i patti con l’Europa non saranno toccati, il pareggio del bilancio resterà nell’opera del governo, la condivisione degli obbiettivi di Mario Monti sarà piena, come già assicurato dal segretario Bersani. E sappiamo che non saranno pure promesse (o minacce?) elettorali: perché il PD, infatti, è da sempre un partito serio e disciplinato; e già Matteo Renzi, del resto, lo ha confermato in questi giorni. di Silvio Pergameno
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