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23/11/24 ore

Magliette gialle, Pd a 5 stelle


  • Antonio Marulo

Uno a zero palla al centro, direbbero al bar sport di Beppe Grillo, dopo l'operazione “magliette gialle” a Roma. L'iniziativa del Pd, per quanto grillescamente propagandistica, ha avuto infatti l'effetto mediatico voluto, con i 5 stelle sulla difensiva proprio sul terreno a loro più caro.

 

C'è stata, in sostanza, l'inversione dei ruoli tra la ggente, tra i cosiddetti “cittadini” alle prese con le grandi pulizie di primavera per le strade della capitale. Questo al termine di una settimana di grandi polemiche e di scaricabarile tra Comune e Regione Lazio sull'“emergenza monnezza”.

 

Il comico genovese, intervenuto nel dibattito, aveva provato a mettere una toppa ai buchi della sua giunta, nel video in cui rilancia grossolanamente un sedicente ed eco-sostenibile modello Barcellona, mentre Virginia Raggi sfoderava la sua proverbiale ed epidermica simpatia per graffiare sui danni delle gestioni passate, trascurando però il fatto che più passa il tempo dalla data del suo insediamento al Campidoglio, più è difficile campare sugli allori delle promesse elettorali di un anno fa.

 

In un messaggio a mezzo social network, il sindaco di Roma ha così voluto sottolineare come “...il Pd, quello che è responsabile del malgoverno degli ultimi 20 anni a Roma, ha deciso finalmente di venire a pulire, chiaramente per il noto principio secondo cui 'chi sporca pulisce'.”

 

Dal suo canto, l'ideatore della trovata in T-shirt, Matteo Renzi, non ha raccolto la sfida aggressiva, rimarcando “il nuovo marchio di fabbrica del Pd”, che “scende in piazza a Roma non per protestare ma per pulire, dare una mano, migliorare le condizioni di vita della Capitale”.

 

Sì, a colpi di sola ramazza...

 

 


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