Dopo aver ordinato ai suoi di evitare qualsiasi tipo di confronto sulle proposte di legge elettorale avanzate da Matteo Renzi, Beppe Grillo ha annunciato che a partire dalla settimana prossima gli iscritti del M5S potranno definire la legge elettorale del movimento attraverso una discussione e una consultazione online.
La proposta del movimento, che dovrebbe essere delineata entro la fine di febbraio, sarebbe presentata in Aula solo in caso di insediamento di un nuovo parlamento. Un parlamento – afferma Grillo – non più incostituzionale ed “abusivo” come quello attuale, ma finalmente “legittimo”.
Una lettura, quella del leader del M5S, alquanto contraddittoria, soprattutto se si considerano le resistenze da lui mostrate nel periodo antecedente alle elezioni di febbraio nei confronti di ogni ipotesi di modifica del “mostruoso” Porcellum. Ma la conseguenza implicita più rilevante dell’operazione tracciata da Grillo, è che il ricorso ad elezioni anticipate dovrebbe avvenire sulla base di una legge elettorale monca, distorta nel suo funzionamento dalla sentenza della Corte Costituzionale.
Il ritorno alle urne, così, vedrebbe l’applicazione di un sistema elettorale proporzionale puro, la peggior soluzione possibile, dal momento che si limiterebbe a rispecchiare l’odierna frammentazione politica, con inevitabili rischi di ingovernabilità.
Da una prospettiva più ampia, comunque, è possibile comprendere le ragioni di fondo di una tale improvvisa “passione” proporzionalista. Ciò che più preoccupa infatti, oltre alla prevedibile impreparazione che il gruppo parlamentare grillino e i semplici attivisti non mancheranno di mostrare sulla materia, è che l’intera faccenda sia stata delegata da Grillo ad Aldo Giannuli, professore di Storia contemporanea all’Università statale di Milano e teorico di una legge proporzionale assoluta.
Di Giannuli, che, come ha specificato il leader del M5S, seguirà e sosterrà l’intero processo di discussione online dei grillini, abbiamo avuto già modo di parlare circa un anno e mezzo fa, proprio riguardo alla riforma della legge elettorale. Nell’agosto del 2012, infatti, egli intervenne sul blog di Grillo lanciandosi in un’apologia del proporzionalismo di difficile comprensione politica, oltre che storica.
Giannuli dichiarò che “quando c’era il sistema proporzionale, quest’ultimo ha retto questo paese per mezzo secolo”, facendo credere insomma che il succedersi di 47 governi dal 1948 al 1994 (con un cambio di almeno tre governi in ogni legislatura) possa essere definito in maniera positiva “reggere il paese”.
“Il sistema proporzionale – aggiunse il professore – era un sistema neutro che non favoriva nessuno e garantiva tutti, quindi in qualche modo era un sistema che esprimeva una certa filosofia politica, cioè che il Parlamento dovesse rispecchiare il paese nel modo più fedele possibile”. Tutto ciò però – così come può intuire chiunque abbia una minima conoscenza dei sistemi elettorali – a danno della governabilità, ma questo, Giannuli, evitò di dirlo.
L’ideologo del M5S in materia elettorale ha ribadito questi concetti anche in un altro post sul blog di Grillo qualche mese fa. Nel suo intervento Giannuli ha prima affermato che l’adozione di un sistema maggioritario non ha prodotto alcun effetto in favore dello sviluppo di un assetto bipolare (anche se ciò, se si escludono le ultime elezioni, è comunque parzialmente avvenuto), e poi ha sostenuto che l’utilizzo del modello maggioritario all’interno di un sistema bicamerale conduce per forza di cose all’ingovernabilità. L’ingovernabilità, secondo Giannuli, sarebbe dettata dal fatto che il maggioritario produce inevitabilmente un risultato difforme tra le due camere (praticamente ciò che è accaduto lo scorso febbraio).
In realtà, l’affermazione di due risultati diversi nelle due camere non è causata dal semplice utilizzo di una formula maggioritaria, come Giannuli vorrebbe far credere, bensì – nel caso italiano – dal ricorso ad un assurdo sistema di premi di maggioranza a livello regionale al Senato. Dal momento che difficilmente gli scritti al M5S dispongono di una conoscenza adeguata su questi meccanismi elettorali, è probabile che le convinzioni proporzionaliste continuamente espresse da Giannuli, cioè da colui che andrà a rivestire il ruolo di “coordinatore” della discussione interna al movimento, potranno facilmente trovare il consenso della base. Con effetti devastanti sull’intero dibattito politico che, a fatica, sta cercando di emergere attorno al tema della riforma della legge elettorale.
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