Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

16/11/24 ore

La giustizia, il diritto, la politica, i detenuti, la reintegrazione: conversazione con il prof. Aldo Masullo



Aldo Masullo, filosofo e professore emerito di Filosofia morale dell’Università Federico II di Napoli, sottolinea,  nella conversazione con il direttore di Quaderni Radicali e Agenzia Radicale Giuseppe Rippa, come lo sciopero della fame di oltre ventimila detenuti in occasione della Marcia per l’Amnistia dello scorso novembre sia non solo un segno di adesione alla pratica della nonviolenza conforme all’insegnamento di Marco Pannella, ma anche  il segno di una volontà di persone che intendono ragionare su errori compiuti e ingiustizie subite e si muovono nella direzione non della richiesta di pietà o animate da sentimenti di rivalsa, ma da una presa di coscienza dei loro diritti di uomini e – dice Masullo – alla volontà di riappropriarsi della loro dignità di cittadini.

 

 

Il Paese, le forze politiche, l’intera opinione pubblica deve riguadagnare la consapevolezza del dettato dell’art. 27 della Costituzione.

 

Qui non solo si stabilisce che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità"- ribadisce Masullo -, ma pure che esse "devono tendere alla rieducazione del condannato". Certamente il lessico della norma non può più soddisfare. Fuori tempo è l'implicita referenza ideologica. Innanzitutto con l'espressione "senso di umanità", la legalità della pena nella sua concreta somministrazione è fatta dipendere da un sentimento, cioè da un fattore soggettivo, troppo indeterminato, e la si espone così all'arbitrarietà. È questa la cultura collettiva e politica in cui finora è prosperata l'inciviltà del sistema carcerario italiano, dove accanto a poche eccezioni positive convivono situazioni vergognose. Ma l'inadeguatezza meno drammatica eppure più rilevante sta nel termine "rieducazione".

 

Qui è intervenuto il gesto – aggiunge il filosofo -, con cui un infelice popolo di esclusi dichiara il suo rientro nella comune appartenenza attiva, l'orgoglio dell'iniziata "reintegrazione" nella civile libertà. Si è oggi ad un punto in cui la ratio legis della seconda metà del secondo comma dell'art. 27, cioè l'intenzione normativa in essa implicita, non si può esprimere con il termine "ri-educazione".

 

Non solo di reintegrazione e non di rieducazione ha discusso Aldo Masullo con Rippa, ma anche di differenza tra giustizia e diritto, di crisi della politica e di valori da riguadagnare …

 


 

La giustizia, il diritto, la politica, i detenuti, la reintegrazione: conversazione con Aldo Masullo (Agenzia Radicale Video)

 

 


Aggiungi commento