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30/12/24 ore

Giustizia, la flagranza di reato dello Stato. Conversazione con Rita Bernardini



Il sistema giustizia è arrivato a livelli di assoluta controproduttività, con drammatici riflessi sul sistema Paese nel suo complesso che pregiudicano investimenti e condizioni del vivere civile, vita insostenibile dei carcerati, guasti irrimediabili sulle istituzioni. Marco Pannella non si risparmiava nel denunciare la “flagranza di reato” dello Stato verso se stesso e verso l’Europa. Nelle sue parole – scrivevamo su «Quaderni Radicali» – vi erano quelle di tanti detenuti letteralmente segregati nelle carceri italiane, ma anche i principi costituzionali, i diritti umani e civili che, in Italia, è diventato impossibile rispettare, allo stato attuale delle cose.

 


 

Quello dell’amnistia non è un tema semplice; certamente “impopolare”, soprattutto nell’era del giustizialismo imperante e dell’informazione inesistente. È tuttavia una questione fondamentale di diritto, democrazia e libertà, se si vuole realmente avviare un’azione riformatrice. In Italia si parla di carceri dall’epoca di Beccaria, si parla di riforma della Giustizia dalla prima Repubblica, ma il risultato è sotto gli occhi di tutti...

 

È così, la battaglia politica per l’Amnistia è diretta proprio a consentire allo Stato italiano di uscire fuori dalla violazione “flagrante” (divenuta ora sistemica) di principi fondamentali racchiusi nella convenzione europea dei diritti dell’uomo e nella nostra Costituzione. I termini della questione sono principalmente due: irragionevole durata dei processi, che significa poi amministrazione della giustizia come servizio da assicurare ai cittadini; e illegalità dell’esecuzione delle pene, per come viene effettivamente realizzata.

 

Dunque se si vuole parlare di atto di clemenza questo va rivolto a istituzioni che si siano ravvedute delle loro illegalità. Questo spiega perché Pannella parlasse di “Amnistia per la Repubblica”. Vedendo l’aspetto pragmatico della questione, Marco si rivolse al settore statistico del Ministero della Giustizia, all’Istat, a collaborazioni di esperti per quantificare sul penale modulazioni diverse del provvedimento. Se, per esempio, è una amnistia a cinque anni vuol dire che si fanno cadere i provvedimenti che hanno una pena edittale a cinque anni. Ecco la cosa incredibile che è emersa: né il Ministero di Giustizia, né l’Istat furono capaci di dare una risposta sul numero di provvedimenti che potessero rientrare in questo tipo di amnistia...

 

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