di Deborah Cianfanelli
Era l’ottobre del 2014 quando, con Marco Pannella, Laura Arconti e Rita Bernardini depositammo un esposto alla Procura Regionale della Corte dei Conti del Lazio con il quale denunciavamo lo spreco di denaro pubblico ed il danno erariale causato da un sistema giustizia che non funziona. Chiedevamo alla procura di fare luce in merito all’esatto ammontare del danno. Ad oggi non sono stati fatti passi avanti, e ancora resta ignoto l’importo di ciò che gli italiani sono costretti a pagare per far fronte alle innumerevoli e costanti violazioni delle norme della convenzione europea dei diritti dell’uomo poste in essere in modo reiterato dal nostro Stato.
Nell’esposto veniva evidenziato in modo particolareggiato come lo stato di assoluta illegalità del sistema giustizia italiano abbia ormai delle enormi ripercussioni sull’economia nazionale, andando ad incidere fortemente sul debito pubblico. Ad oggi la situazione è rimasta invariata, se non peggiorata, dal momento che, a partire dal censimento sulla giustizia civile voluto dal Ministero della Giustizia, continuano a non emergere le cifre richieste e che i cittadini continuano a pagare. Anzi, assistiamo ad un forte dispendio di energie al fine di celare il vero problema.
Torno a ricordare che l’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sancisce il diritto di ognuno ad ottenere giustizia in termini ragionevoli. Dalla cronica irragionevole durata dei processi in Italia consegue il diritto, per chi li ha subiti, a chiedere ed ottenere un congruo risarcimento ai sensi della Legge Pinto. Tale rimedio meramente risarcitorio doveva essere temporaneo, in attesa di riforme strutturali in grado di rendere i processi più veloci e quindi conformi alla convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Nei quindici anni di vigenza della legge Pinto non si è avuta però alcuna riforma in grado di evitare il reiterarsi della violazione e lo Stato italiano si rende moroso anche rispetto a detti risarcimenti. Sul bilancio del Ministero della Giustizia gravano quindi pesantemente i costi dei risarcimenti che hanno avuto nel corso degli anni un andamento crescente. Già nel 2007 la commissione tecnica per la Finanza Pubblica (Ctfp) rilevava che tale contenzioso era una delle voci di spesa più significative (ed una delle cause principali di indebitamento) del ministero della Giustizia: era costato negli ultimi cinque anni circa 41,5 milioni di euro, di cui 17,9 nel solo 2006. La commissione evidenziava come l’inefficienza del sistema giustizia non rappresenta soltanto un costo sociale, ma la fonte di costi rilevanti per il sistema produttivo in termini di crescita e produttività, soprattutto in sistemi di mercato aperti e concorrenziali. L’incertezza sui tempi delle decisioni ed il loro procrastinarsi in tempi non ragionevoli, ha ripercussioni distorsive sulle transazioni commerciali e sulle decisioni di investimento...
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