Quella di ieri è stata un po' la giornata della “coerenza”, con la quale si è fatto di necessità virtù, in una fase di stallo dettata anche dai tempi compassati della nostra politica, aspettando l'esordio del nuovo Parlamento.
Preso atto delle posizioni "renziane" di un Pd derenzizzato, i due “vincitori” hanno quindi ribadito concetti arcinoti, dopo il profluvio di chiacchiere degli ultimi mesi. E se Matteo Salvini è andato a Bruxelles per un rigurgito di campagna elettorale, Luigi Di Maio ha scelto la sede della Stampa Estera per ripetere il mantra sul presunto diritto del M5S a governare da solo, grazie al mandato del 32% degli italiani che, secondo una logica bizzarra, equivarrebbe alla maggioranza assoluta per gentile concessione e per quel senso di irresponsabilità che dovrebbe regalarci un monocolore pentastellato.
Allo stato, l'ipotesi più gettonata resta il ritorno alle urne in breve tempo, dopo - secondo la vulgata - aver sistemato il minimo indispensabile che scongiuri l'aumento dell'Iva e, potendo, non prima dell'ennesima riforma delle legge elettorale. Salvo non si avveri il sogno nel cassetto di Dario Franceschini, che in uno slancio d'ottimismo, ha detto al 'Corriere della Sera' di sperare, invece, che la Legislatura, nata moribonda, si possa trasformare in un'irripitibile occasione costituente, sotto l'egida di un governo Istituzionale o che dir si voglia.
Proprio ciò che ha escluso categoricametne l'auto-candidato premier grillino, mentre dava mandato ai luogotenenti di Camera e Senato di avviare la trattativa sulle presidenze delle due assemblee slegata da logiche di governo.
Per quest'ultimo, appunto, c'è ancora un po' di tempo per giocare al tira e molla di dichiarazioni d'intenti variabili e contraddittorie, in cui si apre al governo con chi ci sta, ponendo però condizioni difficilmente ricevibili in termini di programmi - come ha fatto nuovamente oggi Salvini a proposito di un accordo possibile con tutti meno che col Pd.
Fortunatamente il fatidico 23 marzo si avvicina. Da quel giorno, bisognerà fare i conti con un altro fattore imprescindibile, che potrebbe sparigliare le carte: quell'istinto di sopravvivenza dei tanti onerevoli per caso. Nel dubbio, molti di questi potrebbero essere indotti in tentazione e fare di tutto per non perdere lo scranno appena conquistato. Sarebbe l'elisir di lunga vita per la neonata legislatura... (red.)
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