Il ricovero lo scorso ottobre per uno scompenso cardiaco, poi un'infezione alla vie respiratorie e la degenza nell'unità di Terapia intensiva della clinica privata 'Villa Mafalda', a Roma. Qui, in una camera da 3000 euro al mese, Alberto Bevilacqua, 78 anni, gioca a scacchi con la morte e, inconsapevolmente, contro un sistema deciso a declassare la Regina a semplice pedone.
Il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo è certamente uno dei protagonisti della campagna elettorale in Sicilia che si concluderà con il voto di domenica prossima. A generare polemiche, oggi, è la notizia per la quale i candidati grillini per ottenere il placet del partito hanno dovuto firmare delle dimissioni in bianco. A porre il problema è stato il deputato radicale Matteo Mecacci, presidente della commissione diritti umani dell’Osce.
Non si placa l’affaire sollevatosi attorno all’inquietante (quasi quanto la disoccupazione giovanile) debito che la Capitale ha accumulato non si sa da quando (qualcuno parla addirittura delle Olimpiadi del ’60 e pensare che, fino a poco tempo fa, si parlava della candidatura per quelle del 2024), per una “cattiva gestione”, anche questa fumosa nei tempi come nelle responsabilità. di Roberto Granese
Da un’urgente riforma del sistema Giustizia non si può più prescindere. Sembra esserne convinto anche il primo presidente di Cassazione Ernesto Lupo che, intervenendo all’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha voluto sottolineare quanto sia necessario che nel prossimo Parlamento si faccia ogni sforzo “alla ricerca di intese, come in tutti i paesi democratici quando si tratti di ridefinire regole e assetti istituzionali».
Non sarà simpatico a molti elettori, personalmente e politicamente, ma il trattamento speciale riservato dalla dirigenza del Pd ogni giorno nei confronti di Matteo Renzi sta assumendo aspetti non proprio compatibili con quell’aggettivo “democratico” sul quale il partito fonda il suo nome e la sua politica.
In un modo o nell’altro è andata. Abbiamo un nuovo governo e, indipendentemente dai come o dai perché una breve analisi delle implicazioni e delle prospettive che si presentano è doverosa. Senza essere parziali o settari e nella speranza che questo rinnovamento renziano sia un’effettiva "rivincita democratica" rileviamo subito due incongruenzeche, nella forma se non nella sostanza, adombrano questo spregiudicato rilancio del giovane neopremier.
Renzi: governo pop del cambiamento o governo Fonzie? video editoriale di Giuseppe Rippa (Agenzia Radicale Video)
Nonostante sulla carta sia riconosciuto come uguale per tutti il diritto di uomini e donne a ricevere un'adeguata istruzione, nel concreto nelle realtà più povere del mondo l'obiettivo appare molto lontano dall'essere raggiunto.
Ieri, 18 ottobre, la Camera ha approvato il decreto legge sulla sanità messo a punto dal Ministro della Salute Renato Balduzzi. 269 i voti favorevoli, 65 i contrari e 29 le astensioni. Fra queste, quelle dei Radicali, preannunciate da Maria Antonietta Farina Coscioni, Presidente onorario dell'Associazione Luca Coscioni, secondo cui il decreto, “debole e poco coraggioso”, sarebbe destinato “ad incidere poco sul sistema sanitario”.
La sostituzione del Senato con la Camera delle Regioni dovrebbe essere intesa, oltre che ad assicurare una maggiore stabilità di governo e ad eliminare un mero doppione della Camera dei deputati (utilizzato in prevalenza per lotte di potere), a rivitalizzare l’istituto regionale, oggi degradato, soprattutto per le negative influenze nordiste, incapaci di porre in termini di convivenza nazionale e di adeguata strutturazione dello stato sociale la tutela di legittimi interessi, che invece si è trasformata in ulteriore carburante alle meschinità degli scontri tra le botteghe di partito. di Silvio Pergameno
Amnesty International Italia ha presentato pubblicamente un’agenda in dieci punti per i diritti umani nel nostro Paese, dall’evocativo nome ‘Ricordati che devi rispondere’, da proporre ai candidati Premier un mese prima delle elezioni.
Le traversate a nuoto stile Mao Tse-tung di Beppe Grillo, nel pieno della campagna elettorale in Sicilia, non sembrano allontanare le polemiche interne, incentrate soprattutto sull’assenza di democrazia e trasparenza nel Movimento 5 Stelle. A tornare all’attacco è stato Giovanni Favia, consigliere regionale M5S in Emilia-Romagna e ormai noto capofila, assieme a Valentino Tavolazzi, della corrente dei delusi nel movimento.