Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

21/11/24 ore

Rita Bernardini assolta a Siena dal reato di coltivazione e cessione di cannabis. Il fatto non sussiste



Rita Bernardini, della presidenza del Partito Radicale e già deputata radicale, è stata assolta a Siena dal giudice Luciano Costantini "perché il fatto non sussiste". I fatti che le erano contestati erano i reati di coltivazione di cannabis e detenzione ai fini di cessione per i quali il pm Fabio Maria Gliozzi aveva chiesto la condanna a 3 mesi di reclusione e 900euro di multa. I reati contestati erano relativi al novembre 2014, quando a Chianciano Terme (Siena), durante il 12/o Congresso dei Radicali Italiani, Bernardini aveva ceduto cannabis autocoltivata ad alcuni malati che ne necessitavano per finalità terapeutiche.

 

"E' una sentenza importante perché può costituire un precedente per coloro che sono costretti a coltivare marijuana per potersi curare  o per coloro che la cedono a malati che non riescono, attraverso le strutture pubbliche, ad accedere a questo tipo di farmaco", ha dichiarato Bernardini al termine del processo.

 

"La formula assolutoria non lascia spazio a molti dubbi" ha aggiunto il legale di Bernardini, Giuseppe Rossodivita che ha spiegato come "il giudice ha accolto la tesi della totale inoffensività della condotta, legata al fatto che la cessione doveva essere destinata a soggetti che sicuramente in ragione delle loro patologie traevano benefici terapeutici dalla sostanza stupefacente ed erano dotati di prescrizione medica".

 

Già in precedenza la Procura di Roma aveva archiviato un procedimento che la vedeva indagata per produzione di sostanze stupefacenti. Le piantine, però, erano state dichiarate "troppo piccole e tenute in condizioni climatiche sfavorevoli per produrre quantità di principio attivo tale da superare la soglia dell’offensività".

 

Nella battaglia di Rita Bernardini vi era stato - come riportato da molta parte della stampa - la determinazione a rendere esplicita la contraddizione. Aveva pubblicato sui social network le foto delle piantine e aveva scritto:"Voglio essere arrestata come tutti gli altri cittadini" perché era stata iscritta nel registro degli indagati per coltivazione illegale della marijuana. Il pm, però, già il 4 giugno aveva chiesto al gip di archiviare il caso in quanto: "Ai fini della rilevanza penale occorre ravvisare in concreto l’offensività della condotta. Nel caso di specie occorre considerare che gli arbusti rinvenuti nell’abitazione dell’indagata, seppure in numero di 56, sono di piccole dimensioni (40 di circa 30 centimetri di altezza e 16 di circa 12 centimentri), piantati in modeste quantità di terriccio contenuto in buste di stoffa e custoditi in un terrazzo con esposizione a condizioni climatiche sfavorevoli". In pratica, se vuoi coltivare la cannabis va bene, basta che le piantine non crescano troppo e non diano fastidio al vicino…

 

Questo per quanto riguarda la vicenda presso il Tribunale di Roma, che però presentava tutti i caratteri dell’imbarazzo e delle contorte argomentazioni che portavano alla richiesta di archiviazione.

 

Secondo la Procura infatti la Bernardini avrebbe coltivato male le piante di marijuana rendendone inoffensive perché troppo e quindi non sarebbero maturare bene. L'errore della ex segretaria radicale non è stato quello di aver tenuto 56 piantine di marijuana nel balcone di casa sua. Anzi questo l'ha salvata perché, come spiegava il pm, a causa del clima di Roma, gli arbusti della marijuana non hanno potuto produrre quantità di principio attivo "offensive". Se la Bernardini avesse usato le lampade per ricreare un microclima ad hoc, allora sarebbero stati guai ma così non è stato.

 

"Vuol dire che sono autorizzata a coltivare la marijuana sul mio balcone, come ho sempre fatto – aveva commentato Rita Bernardini al Tempo – Sono contenta soprattutto per i malati che non hanno accesso ai farmaci a base di cannabinoidi. Non uso le lampade perché mi piace la coltivazione naturale, alla luce del sole. Mi inchino di fronte al giudizio della procura, secondo cui le piante, in quelle condizioni climatiche, erano innocue".

 

In una intervista al sito LinkIesta del maggio 2015, Rita Bernardini ricostruì le ragioni della battaglia radicale per la legalizzazione della cannabis terapeutica…

 

- Conferenza stampa di Rita Bernardini e Giuseppe Rossodivita (da Radio Radicale)

- Collegamenti con Rita Bernardini, Giuseppe Rossodivita, Andrea Trisciuollio e Maurizio Buzzecoli, fuori dal tribunale di Siena, dopo la sentenza per cessione di stupefacenti (da Radio Radicale)

- Udienza conclusiva del processo che vede imputata Rita Bernardini per la disobbedienza civile portata avanti insieme a Marco Pannella e Laura Arconti durante il XII Congresso di Radicali Italiani (da Radio Radicale)

 

 

 


Aggiungi commento