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16/11/24 ore

C’è un obbligo sul diritto alle Unioni civili



L’Italia ha un “obbligo giuridico”: non c’è spazio per il velleitarismo ideologico e gli esperimenti propagandistici di una maggioranza che si “accapiglia sui massimi sistemi”. A rimettere in carreggiata il dibattito sulle unioni civili ci ha pensato il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Nell’intervista rilasciata pochi giorni fa a Repubblica si è richiamato alla sentenza della Corte di Strasburgo datata 21 luglio 2015, in cui si dice “chiaro e tondo che l’attuale assetto normativo non tutela i diritti di una parte di cittadini”.

 

Anche se per Orlando è proprio da lì che si dovrebbe partire, la condanna europea - non certo la prima a segnalare l’inquietante ritardo italiano - fatica a prendere il centro della scena. Se lo conquista, è, magari, per essere liquidata con una replica piccata, come quella di Maurizio Lupi, capogruppo alla Camera di Area popolare. In risposta al guardasigilli, ha ricordato che “le leggi in Italia le fa il Parlamento e non le sentenze di una Corte”, che peraltro non ha imposto alcun obbligo dall’alto sulla questione specifica delle adozioni.

 

Non poteva non dire la sua il ministro dell’Interno Alfano, che, sbandierando lo stop del Consiglio di Stato alla trascrizione dei matrimoni gay contratti all’estero, ha espresso totale disaccordo sulla posizione di Orlando, favorevole ad una legge celere e soprattutto provvista di stepchild adoption. Ѐ stata proprio la possibilità di riconoscere il figlio del partner, prevista per le coppie omosessuali dal ddl Cirinnà bis, ad infuocare il dibattito delle ultime settimane, al punto tale da costringere Renzi alla convocazione della delegazione di Ncd. Nel futuro prossimo potrebbe non essere più così diplomatico il Premier, forte dei numeri e di un ddl edulcorato fin dal suo concepimento. Non si menzionano, infatti, matrimoni tra coppie dello stesso sesso, ma, appunto, unioni civili, vale a dire specifiche formazioni sociali. D’altronde, si ripete da settimane, “il Parlamento non è ancora pronto” e “tra avere la possibilità di sposarmi a 80 anni e quella di potermi unire civilmente domani, scelgo decisamente la seconda”, ha dichiarato Ivan Scalfarotto, confidando nella gradualità delle conquiste culturali.

 

Intanto ci si arrovella sull’identikit della maggioranza disposta a sostenere il disegno di legge. Sel per mesi ha invocato la discussione del testo, respingendo il “maldestro tentativo del governo” - così lo ha definito Loredana De Petris - di fare a scaricabarile per scagionarsi dalla mancata calendarizzazione. Sulla scia di Sinistra ecologia e libertà, anche il M5s ha chiarito che voterà la legge, sempre che non si stravolga il testo con modifiche in odore di accomodamento “a ribasso”.

 

Difficilmente decifrabile è, invece, la posizione di Forza Italia: dalle dichiarazioni di guerra di Gasparri, alle parole di approvazione di Stefania Prestigiacomo, che si è spinta fino a denunciare lo strumentalismo della polemica di Nuovo centrodestra. La deputata non sarebbe la sola azzurra sensibile al tema: accanto al suo nome spiccano quelli di Giorgio Lainati e, verosimilmente, anche di Augusto Minzolini e Maria Vittoria Brambilla, mentre l’ex ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna è prima firmataria di un omonimo ddl per la regolamentazione delle unioni civili, che, però, non si addentra nella coraggiosa questione delle adozioni. Lo stesso Berlusconi, da “bravo liberale”, non ha nascosto un certo apprezzamento per il modello tedesco e una buona disposizione verso questa “battaglia di giustizia e civiltà”. Il merito andrebbe, in parte, all’influenza di Francesca Pascale, nota al grande pubblico come paladina dei diritti gay.

 

Ma la posta in gioco è molto alta: la contrarietà sulla stepchild adoption di 2/3 degli italiani, stando a quanto rilevano alcuni sondaggi, non è un dettaglio di poco conto. “Nel caso specifico”, ha insistito la Prestigiacomo, “si tratta di offrire maggiori tutele e diritti a bambini che ci sono già”. Non c’è costruzione ideologica né castello dottrinario che tenga di fronte al dato di fatto: questi minori esistono e con essi i loro affetti, non riducibili alle aride equazioni moralistiche di una politica lontana dalla realtà. Potrebbe prevalere tra i forzisti lo schema della libertà di coscienza, come da tradizione, ma non mancano rivendicazioni sulla necessità di una linea, che, oltretutto, prenda le distanze dalle “estremizzazioni”.

 

Anche in casa Pd c’è chi, cattolico convinto, storce il naso al solo pensiero della stepchild adoption e preme per una mediazione che rispetti gli “equilibri politici in essere”. La soluzione dell’affido rinforzato potrebbe accontentare quella fetta di democratici e tendere la mano agli alleati di governo, che nel frattempo hanno subito la perdita di Carlo Giovanardi e del suo seguito. Il campione della conservazione ha detto “no” alla deriva di Ncd, incapace di organizzare una resistenza adeguata alla rivoluzione antropologica istigata da un governo “arrogante”. Solo pochi giorni prima un’altra fuoriuscita: ad andarsene Gaetano Quagliariello. Anche in quel caso la questione “unioni civili” non era rimasta estranea alla vicenda. Alfano, però, non trattiene nessuno: l’ha detto forte e chiaro il vicepresidente del Consiglio e, a giudicare dalle numerose defezioni, rischia seriamente di essere preso alla lettera.

 

Ludovica Passeri

 

 


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