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19/04/24 ore

Speciale Rom. A Roma è emergenza umanitaria: in cinquecento in mezzo a una strada



di Gianni Carbotti e Camillo Maffia

 

Attualmente, cinquecento persone si trovano letteralmente in mezzo a una strada, sgomberate senza alternativa d'alloggio. Non è la prima volta che si riferiscono simili notizie, ma questa in particolare assume il profilo d'una emergenza umanitaria per via delle modalità con cui è condotta; e ci spinge a una riflessione che vuol cogliere la drammaticità del fatto inserendolo nel contesto al quale appartiene. Queste cinquecento persone, estromesse una settimana fa, vivevano all'interno di un ex-deposito COTRAL abbandonato.

 

Avevano avviato dei percorsi d'inclusione con risultati nettamente superiori alla media: dato principe, il tasso di scolarizzazione dei duecentocinquanta minori in età scolare attualmente sotto la pioggia, senza un luogo in cui ripararsi. Può esser utile, ai fini della sintesi, riportare una battuta d'una docente della scuola elementare di via Mirri frequentata anche dai Rom: “Ci hanno tolto quaranta bambini a meno d'un mese dalla fine dell'anno scolastico”.

 

Per un approfondimento, si veda la lettera inviata dalle docenti alle istituzioni italiane, diffusa dall'on. Michele Anzaldi (PD) sul settimanale “Vita1. Attualmente, i dati del Ministero ci offrono una scolarizzazione dei Rom in aumento2, sebbene testate di centrodestra abbiano strumentalizzato una ricerca3 che attaccava l'associazionismo comparando costi e benefici nell'ambito dell'istruzione, utilizzando però dati su una media quinquennale, ben poco attendibile se si considera l'enormità dei cambiamenti che vi sono stati negli ultimi cinque anni; peraltro, il MIUR registra un aumento del tasso di scolarizzazione nell'ultimo anno in controtendenza con la diminuzione che aveva caratterizzato gli anni precedenti.

 

In ogni caso, è inutile far polemiche: se l'amministrazione con una mano spende 10 euro per portare a scuola un bambino Rom e con l'altra ne spende altri 10 per allontanarlo da scuola, tutti converranno sul punto che son soldi buttati; e l'impegno dell'istituzione scolastica, il progetto della cooperativa e la collaborazione della famiglia sono dati irrilevanti nel futuro di quel bambino, perché sta di fatto che, come nel caso di via Mirri, fino a maggio è andato a scuola, ma non potrà sostenere l'esamino perché lo hanno buttato in mezzo a una via. Questo è il punto fondamentale.

 

 

 

Perciò viene da chiedersi: che senso ha creare un'emergenza umanitaria laddove non c'era? Abbiamo qui una piccola popolazione, pari a quella d'un paesino, che è stata trasformata in un ampio nucleo di senza fissa dimora. L'on. Giovanna Martelli (SI), che aveva seguito attentamente il tentato sgombero del centro d'accoglienza di via Salaria4 e non cessa di monitorare anche questo caso, si è rivolta a tutte le istituzioni competenti ma, a quanto ci risulta, non è ancora riuscita a ottenere alcuna risposta alla domanda: “Che fine faranno queste persone”?*

 

I. L'aspetto politico

 

L'aspetto politico è incomprensibile. Si può solo riassumere le politiche dell'amministrazione e tentare una chiave di lettura: Tronca è inviato a risollevare le sorti della Capitale (così vuole la leggenda) e promette che agirà in direzione del superamento dei campi nomadi. In realtà, sono subito previsti fondi per il mantenimento degli stessi. Sono emanati due bandi: uno per la gestione e manutenzione dei campi nomadi, destinato alle cooperative; l'altro, per la creazione di nuovi centri d'accoglienza. Parallelamente, cominciano gli sgomberi.

 

Questo ci spinge a ribadire l'infondatezza del mito commissariale: indipendentemente dalle qualità del commissario, è la politica che deve occuparsi della polis. Non arriverà un uomo nobile in grado di risollevare le sorti del paese o della città sopperendo alle lacune della politica con abilità, competenza e ingegno, per la semplice ragione che non può farlo. La buona volontà e le capacità di Tronca, qui, non sono in discussione: è la concezione stessa del commissariamento come soluzione ai problemi politici che rivela, ancora una volta, la propria inadeguatezza.

 

Le forze politiche in corsa per il Campidoglio non sembrano affatto porsi il problema. Virginia Raggi non pare assolutamente al corrente del quadro normativo e della complessità della questione dei campi nomadi: il modo in cui ha riassunto la Strategia Nazionale d'Inclusione5, che ha tradotto in un “Annate a lavora'” rivolto alla minoranza Rom, appare ascrivibile a un qualunquismo comunicativo che supera la media, pure invidiabile, del Movimento 5 Stelle. Roberto Giachetti, il PD e le liste che lo sostengono, a dire il vero, tacciono su gravi contraddizioni. Per fare un esempio, si può esaminare la candidatura di Erica Battaglia: la retorica sulle “liste pulite” qui non c'entra, perché la Battaglia, pur essendo nella lista dei 101 nomi emersi dagli interrogatori a Salvatore Buzzi, non risulta né indagata né condannata, per quanto l'esilità di tale spartiacque nella retorica di matrice grillina si stia rivelando in modo esponenzialmente grottesco in seguito alle indagini a carico degli esponenti del M5S.

 

Tuttavia, anche qui, la questione non è giudiziaria, ma politica. La Battaglia è la figlia dell'ex assessore alla sanità e deputato PD Augusto Battaglia, fondatore e animatore della cooperativa Capodarco che ha ricevuto una interdittiva antimafia. Il fatto d'esser figlia non vuol dire nulla: potrebbe essere del tutto estranea alle vicissitudini della cooperativa di famiglia. Purtroppo non è così: due anni or sono, infatti, oltre ai legami e con Capodarco e con la 29 Giugno gestita da Buzzi, la Battaglia, all'epoca presidente della Commissione politiche sociali, rifiutò la possibilità offerta dall'azienda Le Roy Merlin di costruire dei prefabbricati per i Rom residenti nel campo nomadi de La Barbuta in cambio dell'acquisizione del terreno nei pressi dell'aeroporto; emerse poi un progetto della Commissione che avrebbe consentito alla cooperativa Capodarco di guadagnare ben 500.000 euro l'anno per quindici anni mediante la gestione d'un nuovo villaggio attrezzato che sarebbe sorto in luogo dell'attuale, inaugurato nel 2010 dalla giunta Alemanno al costo di circa 10 milioni di euro.

 

 

Tale progetto non andò in porto, bloccato dalle proteste e dalla denuncia del conflitto d'interessi portata avanti nel più totale isolamento, come sempre, da chi scrive, su questa testata6. Nessuno dei sostenitori di Giachetti, neanche i Radicali, può permettersi di puntare il dito su questioni come quella esemplificata dalla Battaglia. Sulle forze di destra, c'è poco da dire: è oramai noto che il centrodestra ha deciso volontariamente d'escludere la matrice liberale. Si distingue un po’ Fassina, che ha avviato un approfondimento fondato su dialogo e competenza, è intervenuto personalmente anche nel caso di via Salaria7 e annovera nelle liste personalità particolarmente sensibili e preparate come Fabio Alberti (PRC), da anni tra i più attivi a Roma per i diritti umani della minoranza Rom.

 

Tuttavia, nell'insieme ci troviamo con un quadro politico prevalentemente inadeguato ad affrontare i disastri causati dalle amministrazioni precedenti e tutt'altro che risolti, anzi, amplificati dalla gestione commissariale.

 

II. L'assetto normativo

 

Tale quadro s'inserisce in un assetto normativo che oggi presenta delle notevoli difficoltà. La Strategia d'Inclusione è stata varata, ormai, nel 2012. Attraverso percorsi virtuosi sarebbe tuttora possibile implementarla nel rispetto dei criteri di collegialità e trasparenza (in direzione dei quali va pure l'apposita delibera dell'Autorità Nazionale Anticorruzione8), ma necessiterebbe d'essere adattata a una situazione profondamente mutata, anche nella percezione collettiva, soprattutto in una città come Roma, travolta da un'inchiesta di fama internazionale.

 

Peraltro la Strategia è stata “gambizzata” sul nascere: l'estensore del documento, l'ex direttore dell'UNAR Massimiliano Monnanni, individuò nell'ufficio dell'allora Ministero delle Pari Opportunità il punto di contatto che avrebbe dovuto coordinare il lavoro di concerto per l'inclusione della minoranza, che coinvolge il Parlamento, con la discussione di disegni di legge per il riconoscimento d'uno status giuridico e quello del genocidio nazifascista (Samudaripen o Porajmos), i Ministeri, le Regioni, i Comuni, le associazioni, la rappresentanza... L'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali contava all'epoca 13 dipendenti, ma il governo Monti licenziò Monnanni, il quale era direttore esterno, nominò un nuovo direttore e cancellò di fatto l'efficienza dell'UNAR riducendo drasticamente il personale.

 

Si era a soli tre mesi dalla ratificazione della Strategia da parte dell'UE (marzo 2012). Sono seguiti, da allora, cambiamenti nei Ministeri, a cominciare dallo stesso Ministero delle Pari Opportunità che oggi non esiste più; la delega è stata affidata nei giorni scorsi al Ministro Maria Elena Boschi. La Strategia, che prevedeva un tempo d'attuazione pari a un biennio, è stata prolungata dal governo Renzi fino al 2020, senza però che vi fossero adattamenti sostanziali: il testo, pressoché identico, porta una data di conclusione del percorso diversa, ma leggendolo non sembra prenda particolare nota dei grandi mutamenti che sono intercorsi dall'epoca della redazione.

 

 

Siccome la Strategia prevede un iter molto rigido e incompatibile con la speculazione assistenzialista, così come con le politiche violente e invasive fatte di sgomberi da un terreno all'altro e spartizioni del denaro pubblico che hanno contrassegnato le gestioni del Campidoglio, le amministrazioni hanno tentato a più riprese di accedere ugualmente ai fondi europei senza “passare per” la Strategia, aggirandola mediante il PON Città Metropolitane, la fetta del Fondo Sociale Europeo che spetta alle Regioni, etc. Insomma, vi sono stati bandi per le associazioni e le cooperative che gestiscono i campi nomadi indetti dalla Regione Lazio in cui si sono utilizzati sì fondi europei, ma senza applicare le regole della Strategia: ne consegue che, se c'erano a disposizione 3 mele per i Rom, 7 per gli immigrati in genere e 5 per l'emergenza abitativa, che coinvolge italiani e migranti allo stesso modo, per non dover passare da rigidi controlli si son prelevate un paio di mele da Rom e immigrati, una la si è tolta agli italiani, ai Rom a giudicare dall'attuale situazione non è arrivato un bel nulla e restano però i torsoli: chi ha mangiato le mele?

 

Domanda senza risposta. In sostanza: il Parlamento non si è attivato per i disegni di legge, i Ministeri si muovono con lentezza, il Tavolo indetto dalla Regione Lazio per l'implementazione della Strategia non corrisponde ai requisiti previsti e Roma Capitale non ha avviato alcun percorso. Questo è lo stato dell'arte, cui bisogna aggiungere, a costo d'esser banali, la costante violazione delle leggi che tutelano i diritti umani fondamentali ai danni delle comunità Rom, che sembrano ormai essere oggetto d'una vera e propria persecuzione.

 

Il razzismo, ben esemplificato dalla denuncia che sporse Marco Pannella verso il Comune di Roma per discriminazione razziale nei confronti di Rom e Sinti9, è manifesto: se cinquecento italiani si trovassero sprovvisti d'un tetto in virtù d'una qualche calamità naturale, sarebbe intervenuta quantomeno la Protezione Civile, mentre i Rom li si può tranquillamente mettere in questa condizione senza assistenza. L'atteggiamento nei confronti di italiani e immigrati, a Roma, è molto diverso, se si considera la mole d'occupazioni abusive e di alloggi di fortuna che caratterizza ormai la vita nella Capitale. In altre parole, solo i Rom sono trattati così, peggio delle bestie: e se questo non è razzismo, non si sa che cosa sia!

 

III. L'associazionismo verso una nuova fase

 

L'associazionismo, laico e cattolico, è in via di cambiamento. Alcune associazioni e cooperative hanno aperto una riflessione seria in seguito allo scandalo, e ciò è dimostrato dal fatto che, di fronte ai bandi di Tronca per la gestione dei campi nomadi, associazioni storiche come ARCI Solidarietà e la cooperativa sociale Ermes hanno rifiutato di partecipare, motivando questa scelta col dato inoppugnabile che tali passi non vanno in direzione del superamento dei campi nomadi né della Strategia Nazionale d'Inclusione. Ma questo atteggiamento, benché innegabilmente virtuoso, purtroppo non porta a grandi risultati: l'amministrazione, lungi dal ritirare i bandi come chiesto da queste associazioni, ha risposto in una guisa che si può così parafrasare: “Be', se i soldi voi non li volete, li daremo a qualcun altro”.

 

Questi soggetti si sono trovati così nella condizione di Pilato il quale, nel tentativo di scongiurare la crocifissione del Cristo, si offriva inutilmente di liberare un prigioniero, e la folla gli chiedeva di rimando la liberazione del bandito Barabba10: un atto lodevole ma del tutto inutile di fronte alla totale sordità dell'amministrazione davanti alle dinamiche speculative nella gestione del terzo settore. Il che non toglie, però, la validità della riflessione.

 

 

Lo stesso avviene nel mondo cattolico: la Comunità di Sant'Egidio, ad esempio, rispetto ai tempi in cui la si attaccava per via dell'atteggiamento dell'assessore Rita Cutini, ha assunto un'attitudine radicalmente diversa e, a quanto ci risulti, ormai da almeno un paio d'anni insiste con crescente fermezza nella necessità d'implementare la Strategia, con particolare attenzione anche all'urgenza di uscir fuori dai meccanismi di spartizione e puntare invece all'elaborazione di percorsi trasparenti. Queste sono, però, a tutti gli effetti, delle eccezioni. In seguito all'inchiesta della Procura sono mutati unicamente i soggetti che gestiscono la vita dei Rom: nulla è cambiato sull'assistenzialismo peloso, ancor meno sulla proporzione tra i fondi distribuiti e gli effettivi risultati in termini d'inclusione sociale.

 

Sono emersi nuovi soggetti – altre cooperative, associazioni, multiservizi -, altre ancora, coinvolte o meno nello scandalo, hanno gradualmente smesso di elargire la loro assistenza in seguito alla cessazione dei pagamenti da parte del Comune; l'associazionismo romano è nel caos, e non potrebbe essere altrimenti, perché nessuno, dall'ormai lontano intervento della Procura nel dicembre 2014, ha pensato sia pure lontanamente al fatto che si profilavano due necessità: garantire i servizi di base e aprire una visione nuova. Nessuna delle due cose è accaduta, e ci troviamo così con comunità che hanno accesso ai servizi o meno a seconda del campo in cui si trovano, strutture che chiudono d'arbitrio, progetti interrotti, percorsi appena intrapresi, insomma, una baraonda che non solo non produce alcuna inclusione sociale nonostante i costi elevati, ma elimina anche i (pochi) successi raggiunti in precedenza*.

 

E se la Chiesa ha certamente cambiato corso con i nuovi appuntamenti organizzati dal Sant'Egidio, ciò è vero, come al solito, per una parte del mondo cattolico; la Fondazione Migrantes continua a sostenere l'ascesa del presidente dell'Associazione 21 Luglio Carlo Stasolla, che sta riuscendo oramai nell'obiettivo di assumere il ruolo di “referente Rom” unico della Capitale benché nei campi nomadi non gli sia concesso metter piede, vuoi per il vissuto, vuoi per le contraddizioni, vuoi proprio per la rabbia che suscita questo “smarcamento” di tipo accentratore; tanto che i Rom del Centro d'accoglienza di via Salaria a rischio sgombero allontanarono la 21 Luglio, e si sforzarono di rilasciare interviste autonomamente, assieme ad altri soggetti esperti e riconosciuti dalle comunità come la ricercatrice Maria Rosaria Chirico.

 

 

E oggi che il presidente della 21 Luglio diventa referente dell'ennesima Commissione parlamentare contro il razzismo da un lato e siede presso il Tavolo d'inclusione regionale per i Rom (senza i Rom) dall'altro, in molti s'interrogano sull'efficacia delle azioni che le ONG per i diritti umani stanno portando avanti. ONG peraltro che avrebbero avuto un ruolo preciso in base alla Strategia che la stessa 21 Luglio, per prima, si sforzò di portare avanti, scontrandosi con la indifferenza e la cattiva fede delle amministrazioni; e così, un po' per sopravvivenza, un po' per convenienza, ecco che le ONG si federano, sotto l'ombrello di fondazioni di tutto rispetto come Open Society, e giustamente cercano appoggi politici – ma manca una cosa: mancano i Rom.

 

I quali, a onor del vero, mostrano una crescente insofferenza nei confronti della miriade di convegni accomunati oramai dal tratto dell'effimero in cui si vedono costantemente protagonisti e mai invitati. Resta, peraltro, ancora il nodo del progetto “Accogliamoci”, che oltre ad aggirare la Strategia, escludendo di fatto la possibilità per la Capitale di avviare le prassi necessarie a un regolare accesso ai fondi strutturali europei, prevederebbe un ufficio gestito unicamente da un delegato del sindaco, indipendente dall'assessorato, eliminando di fatto il ruolo istituzionale previsto dalla Strategia per la rappresentanza Rom, Sinti e Caminanti, ai danni della trasparenza, della collegialità, delle direttive dell'Anticorruzione e, in ultima istanza, della stessa inclusione sociale11.

 

IV. La rappresentanza Rom

 

La rappresentanza Rom, infatti, ha a sua volta aperto una importante riflessione, e sta elaborando referenti, anche a Roma, preparati e adeguati, pur con qualche fatica, dovuta anche alla necessità di mantenere gli equilibri con la “vecchia” rappresentanza, alla quale bisogna comunque riconoscere il dato empirico d'aver sostenuto la durissima stagione, in primis, di Alemanno nella Capitale. Oggi abbiamo esponenti come Saska Fetahi, laureata in ingegneria, capace, preparata, riconosciuta e accreditata: le sue lamentele in merito all'esclusione della rappresentanza dai percorsi previsti dalla Strategia sono state disattese da quelle stesse associazioni “per i diritti umani” che dovrebbero tutelare anzitutto l'autodeterminazione dei popoli.

 

 

Samir Alija, giovane, incensurato, ragazzo gentile che si fa apprezzare ogni volta che prende la parola in un contesto pubblico, ha recentemente inaugurato un'associazione che dovrebbe suscitare entusiasmo, perché ecco, arriva finalmente un ragazzo Rom, romano, cresciuto nei campi (e quindi sa di cosa parla), ma che ha frequentato le scuole (e, dunque, sa parlarne): non risulta gli sia stato concesso alcun riconoscimento di tipo istituzionale, fosse anche la semplice formalizzazione della nascita della sua associazione.

 

Così vengono premiati i Rom che studiano, lavorano e s'impegnano con passione civile. Siamo ancora in attesa di conoscere l'esito della richiesta per cui si sta battendo l'Associazione Nazione Rom, che con una lettera sottoscritta da quattordici associazioni Rom e Sinti si è rivolta al Ministro Boschi per fissare un incontro ai fini dell'adeguamento del partenariato e della governance a più livelli nei Comitati di Sorveglianza per la gestione nazionale dei fondi europei e il rispetto della Strategia d'inclusione; quel che è certo è che, se tutto alla fine della fiera si risolve, tra politica e associazionismo, in eventi pubblicitari, spartizione del denaro pubblico e occupazione di poltrone, è molto difficile che l'azione pur tenace di questi soggetti del mondo Rom potrà avere quell'influenza sulla comunità che davvero sarebbe risolutiva in termini d'inclusione, perché è impensabile superare i campi nomadi senza che si sviluppi una consapevolezza profonda, una partecipazione alla vita civile, una presa di coscienza da parte di questo popolo che vorrebbe essere presente, ma gli viene negato, da anni, di esprimersi, di far sentire la propria voce.

 

E dunque il problema dei campi nomadi, di cui tanto si parla, è sì frutto d'interessi di parte, ma non per questo può essere risolto in via giustizialista. Serve allora una soluzione politica, ma manca il soggetto in grado di formularla. E non perché siano “tutti ladri” o tutti asserviti a logiche di potere, bensì perché manca la voglia di prepararsi, studiare i documenti e, soprattutto, accettare il fatto che se si vuole fare una politica a sostegno dell'artigianato bisogna parlare con gli artigiani; se si vuole risollevare l'agricoltura, conviene sentire gli agricoltori; e se si vuole integrare i Rom, serve aprire un discorso coi Rom. Professionisti, studenti, lavoratori, artigiani, disoccupati, artisti di fama, di strada, senzatetto; è necessario confrontarsi con loro. Assistiamo invece al meccanismo opposto.

 

In tutto ciò, i cinquecento restano dove sono. Presto si accamperanno in nuove zone gestite da nuove cooperative, i residenti si lamenteranno dei roghi e la politica, dopo aver finanziato le cooperative, finanzierà un nuovo sgombero. Avanti così, da trent'anni.

 

(foto di Gianni Carbotti)

 

__________________________________________  

 

1Infanzia negata: Anzaldi presenta un'interrogazione parlamentare sul caso Casalbertone, di M. Dotti, Vita 12/5/16.

2 MIUR e ISMU, Alunni con cittadinanza non italiana, Rapporto nazionale A.s. 2014/2015

3 Associazione 21 Luglio, Ultimo banco, Analisi dei progetti di scolarizzazione rivolti ai minori rom a Roma.

4 http://www.agenziaradicale.com/index.php/diritti-e-liberta/3983-il-lunedi-dell-angelo-del-campidoglio-intere-famiglie-buttate-in-mezzo-a-una-strada

* E' indispensabile sottolineare che quella dell'on. Martelli è una voce isolata, nelle istituzioni italiane, che si sta ponendo il problema del superamento dei campi nomadi in relazione all'emergenza abitativa, agli sgomberi, al quadro normativo nazionale e internazionale, etc.; e, sia detto come triste presa di coscienza e non come polemica, tale attenzione è dovuta al curriculum e alla sensibilità individuale di Giovanna Martelli, non a una crescita di consapevolezza da parte delle istituzioni.

5 UNAR, Strategia nazionale d'inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti, attuazione comunicazione CE 173/2011.

6 http://www.agenziaradicale.com/index.php/politica/2983-i-rom-e-la-giunta-marino-battaglia-finale

7 http://www.agenziaradicale.com/index.php/rubriche/stile-libero/4009-rom-intervista-a-giovanna-martelli-questione-di-convivenza-ma-manca-un-progetto

8 Delibera dell'Autorità Nazionale Anticorruzione n. 32 del 20 gennaio 2016.

9 http://www.agenziaradicale.com/index.php/coseradicali/3509-mafia-capitale-pannella-denuncia-il-comune-per-discriminazione-razziale

10 Gv 18:40.

** Si riporta, a tal proposito, un recente aneddoto. Una comunità Rom riceve una lettera: a scrivere è la coop che gestisce la struttura in cui risiede, peraltro vicina a quelle indagate, che chiede agli ospiti di lasciare l'immobile, spiegando che il Comune non provvede ai pagamenti. I Rom chiamano il Dipartimento: nessuno sa nulla. Mistero.

11 http://www.agenziaradicale.com/index.php/rubriche/stile-libero/3154-roma-la-questione-rom-e-il-pasticcio-degli-uomini-soli-al-comando

http://www.agenziaradicale.com/index.php/rubriche/stile-libero/3561-roma-la-questione-rom-e-il-ritorno-degli-uomini-soli-al-comando

http://www.agenziaradicale.com/index.php/diritti-e-liberta/3599-ancora-roma-la-questione-rom-e-il-metodo-degli-uomini-soli-al-comando

 

 


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